Chisinau blocca le mosse russe sulla Transnistria

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MOLDAVIA – Chisinau. La Moldavia sta bloccando i tentativi della Russia di espandere la propria presenza nella regione separatista moldava della Transnistria.

Il presidente moldavo Nicolae Timofti ha rifiutato una proposta russa di aprire un consolato nell’enclave ribelle dopo che l’inviato del presidente russo Vladimir Putin ha criticato la politica energetica della Moldova e il suo avvicinamento con l’Unione europea.

La piccola ex repubblica sovietica abitata da 3,5 milioni di persone, uno dei paesi più poveri d’Europa, è fortemente in debito con Mosca per le importazioni di gas che aiutano a mantenere a galla la sua economia (vedi http://www.agccommunication.eu/administrator/index.php?option=com_content&view=article&layout=edit&id=260).

Chisinau, sperando in un’eventuale adesione all’Unione europea, ha anche deciso di aderire al patto di energia europeo e adotta le misure di liberalizzazione dell’energia imposte dall’Ue, cosa che Mosca osteggia apertamente. Il Vice primo ministro russo Dimitry Rogozin, è tornato su questo tema nel corso di un viaggio in Moldavia, sollecitando il governo del Paese pro-Europa a ritirarsi dal Terzo pacchetto energia Ue. L’accordo energetico comunitario, infatti, potrebbe tarpare le ali di Gazprom, poiché impone limiti sulla proprietà dei gasdotti dell’Ue prevedendo l’eliminazione della concentrazione proprietaria.

Rogozin ha anche detto che aveva stabilito, in linea di principio con il governo moldavo di aprire un consolato generale in Transnistria, regione non riconosciuta a livello internazionale, e separatista della Moldavia, dopo una breve guerra nel 1992.

Ma questo fatto è stato negato quasi immediatamente da Timofti, giurista eletto presidente moldavo a marzo 2012. «La Moldavia non darà il suo assenso alla Russia per aprire il proprio consolato generale a Tiraspol finché l’esercito russo non sarà ritirato dal Transnistria e il problema della Transnistria è stato risolto», ha detto Timofti ai giornalisti; «Nella situazione attuale, in cui le autorità moldave non hanno il controllo del territorio della Transnistria, in cui è in funzione un regime separatista, e quando, sulla riva sinistra del Dniester c’è (…) l’esercito di uno Stato straniero, non si può garantire la sicurezza di un consolato di qualsiasi paese», ha poi aggiunto.

Le autorità moldave temono che permettere alla Russia di aprire un consolato in Transnistria sarebbe un primo passo per Mosca verso il riconoscimento dell’indipendenza della zona.

La Russia, da parte sua, sembra utilizzare la questione del gas a buon mercato per garantirsi concessioni da parte moldava la cui spinta filo-occidentale non è gradita proprio a Mosca.

In Transnistria viene parlata la lingua russa, la regione ha un lungo confine con l’Ucraina, ma nessuno con la Russia, ha una popolazione di circa 500mila persone, circa un quinto della quale possiede anche la cittadinanza russa.

Nel 1992, dopo la guerra, la Russia ha schierato 1.200 uomini come forza di peacekeeping e, inoltre, schiera anche circa lo stesso numero di truppe a custodire armi e munizioni, appartenenti alla IV Armata.

Lo status internazionale del territorio resta vago e la Transnistria è bloccata in un limbo, rallentando così, la spinta della Moldavia per l’integrazione europea.

Senza un cambiamento di politica da parte della Russia, una delle parti principali nel dibattito internazionale sulla Transnistria, il problema dello status giuridico dell’enclave non può essere risolto a breve e l’avvicinamento a ovest di Chisinau rimane problematico.Da canto suo l’Ue ha alleggerito il bando verso la regione separatista (vedi http://www.agccommunication.eu/administrator/index.php?option=com_content&view=article&layout=edit&id=1453).

I colloqui internazionali sulla regione, ripreso dopo una pausa di più di cinque anni, si concentrano solo su questioni pratiche come i trasporti e i collegamenti di viaggio e di non affrontano il nodo centrale del suo status giuridico.