CHIPWAR. La Cina rischia di vincere la guerra dei chip con l’Occidente

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Il tentativo del gigante tecnologico cinese Huawei di produrre semiconduttori senza attrezzature americane è un indizio del fatto che il governo statunitense sta creando un concorrente che non sarà in grado di controllare, costringendo al contempo le aziende americane ad abbandonare un mercato enorme che finora ha sostenuto le loro vendite, i loro profitti, le loro economie di scala e i loro prezzi azionari.

La geopolitica ha scavalcato la “devozione” dell’America per i mercati aperti e la situazione non è destinata a cambiare presto. Gli Stati Uniti sono intenzionati a ricostruire la propria industria dei semiconduttori e a negare alla Cina la tecnologia con applicazioni militari avanzate o altre applicazioni legate alla sicurezza nazionale riporta AT.

È stato ampiamente riportato che la Cina non può produrre dispositivi semiconduttori all’avanguardia senza le apparecchiature occidentale, ma la sua debolezza è solo nel breve periodo.

Infatti c’è solo un paese che, se costretto, potrebbe produrre semiconduttori in modo indipendente: il Giappone. Agli altri, compresi gli Stati Uniti, mancano ampie parti della catena di fornitura dei semiconduttori. Per tutti gli altri, vale la ragione economica: produrre semiconduttori in casa non sarebbe economicamente efficiente, poiché le barriere all’ingresso sono ancora molto alte. E quindi tutti usano il mix di tecnologie occidentali che non ha la Cina. Pechino però ha approfittato di questo sistema di mercato globale, attuando un mix aggressivo di mercantilismo e furto di proprietà intellettuale.

I semiconduttori sono la debolezza tecnologica della Cina e su di essi Pechino si concentrerà fino a quando non riuscirà a risolvere il problema delle interferenze e delle sanzioni americane. Come negli Stati Uniti, l’efficienza economica passerà in secondo piano rispetto alle questioni militari e di sicurezza nazionale.

Le soluzioni tecnologiche stanno già colmando il divario tra le attuali capacità della Cina e l’avanguardia dell’industria. Tra questi, il packaging intelligente e l’uso massimo della litografia a immersione DUV ArF.

Il produttore cinese di chip SMIC, che di recente ha scioccato gli Stati Uniti annunciando di aver prodotto chip a 7-nm nonostante gli fosse stato negato l’accesso alle apparecchiature EUV, ora starebbe avanzando verso i più avanzati 5-nm. SMIC ha anche avviato la costruzione di un nuovo stabilimento per wafer da 300 mm.

Nel campo dell’intelligenza artificiale e del calcolo ad alte prestazioni, Xiangdixian Computing Technology e Moffett AI hanno annunciato nuovi dispositivi che sostengono di poter sostituire le Gpu che Nvidia e AMD non sono più autorizzate a vendere in Cina. Le regole di progettazione non sono così avanzate (12-nm contro i 4-nm di Nvidia) ma funzionano.

Il produttore cinese di apparecchiature per semiconduttori di maggior successo sembra essere AMEC, che avrebbe venduto strumenti di incisione a TSMC e spedito strumenti a Samsung, Intel e Micron per i test. Secondo CS Insight e altre fonti, AMEC ha dimostrato la capacità di incisione dielettrica a 5-nm.

Nel frattempo, il produttore cinese di apparecchiature per la litografia SMEE starebbe lavorando a un nuovo strumento per la litografia a immersione ArF che, con un patterning multiplo, potrebbe essere utilizzato per produrre chip a 7 nm.

Seguendo le orme del Giappone, ma spinta dal timore di un’escalation di sanzioni, la Cina punta ora a sviluppare una catena di fornitura di semiconduttori completa e autonoma. Secondo IC Insights, nel 2021 la Cina consumerà 186,5 miliardi di dollari di semiconduttori, pari al 36,5% del mercato mondiale. Solo il 17% della domanda cinese di semiconduttori è stato soddisfatto dalla produzione in Cina e solo il 7% da aziende cinesi.

Queste cifre dimostrano l’opportunità di mercato per le aziende cinesi che progettano, realizzano e producono semiconduttori e il corrispondente costo di opportunità per le aziende straniere ostacolate dalle restrizioni alle esportazioni del governo statunitense. La sola sostituzione delle importazioni può dare alle aziende cinesi economie di scala.

Inoltre, la Cina avrebbe importato “vagonate” di strumenti EDA che possono essere utilizzati per i prossimi tre-cinque anni.

Questa sembra essere la finestra di opportunità per la Cina. Nella seconda metà del decennio sapremo se il tentativo del governo statunitense di soffocare l’industria cinese dei semiconduttori è riuscito o fallito. Il fallimento sembra probabile, tranne che per la parte più avanzata, e il costo per l’America e le sue aziende di semiconduttori sarà probabilmente molto alto.

Maddalena Ingrao