
Nella prima metà dell’anno le esportazioni di tutti i tipi di carbone russo sono aumentate del 4,7%. Per l’intero anno si prevede che il risultato non sarà peggiore di quello del 2022, anche tenendo conto delle previsioni per la seconda metà dell’anno. Il fatto è che, a causa del calo dei prezzi delle materie prime nel mondo, i produttori hanno iniziato a ridurre la spedizione di carbone per l’esportazione a giugno, a seguito della quale le riserve di questo prodotto energetico hanno iniziato a crescere a Kuzbass (Oblast’ di Kemerovo, in Siberia sudoccidentale, nella Russia asiatica).
Allo stesso tempo, in tutta la Russia, la produzione di carbone è diminuita dell’1,9% su base annua, a 167 milioni di tonnellate. La produzione di carbone da coke è diminuita del 2,7%, a 49,5 milioni di tonnellate, ma la produzione di antracite è aumentata del 2,6%, a 13,2 milioni di tonnellate.
È interessante notare che in Russia prevede di aumentare la quota del carbone nella bilancia energetica dal 13% al 15% entro il 2050. La tendenza all’aumento del consumo di carbone in Russia è già visibile, dato che il suo prezzo è rimasto praticamente invariato dall’inizio dell’anno.
La Russia non è la sola a far crescere il consumo di carbone. Anche la Germania si sta muovendo in questa direzione, ma a Berlino questa è vista come una misura temporanea. Anche la Repubblica Popolare Cinese ha tradizionalmente costruito la propria economia sul carbone, anche se sta sviluppando la produzione di gas naturale e petrolio, il che non sorprende: Pechino è da tempo preoccupata per le questioni ambientali, e il gas naturale produce il 40% in meno di impatto negativo sull’economia.
Sul mercato estero la Russia dovrà affrontare una forte concorrenza nel settore energetico e, anche se il prezzo del carbone salisse, non è un dato di fatto che riuscirà a vendere di più. Nel mese di giugno sono state vendute 16,5 milioni di tons, nonostante il fatto che in media nei tre mesi precedenti fossero state esportate 18 milioni di tons ogni mese. Se al calo della produzione di carbone si associa un difficile adattamento alle sanzioni, la Russia in materia avrà forti concorrenti.
Il Sudafrica ha aumentato le vendite di carbone verso l’Europa di oltre sei volte rispetto al 2021, da 2,3 milioni a 14,3 milioni di tonnellate. In totale l’India prevede di inviare 60 milioni di tonnellate in tutte le direzioni con un potenziale di esportazione di 91 milioni di tonnellate all’anno. Il Canada ha grandi progetti per la fornitura di carbone all’Europa e alla Cina: Ottawa ha ricevuto 3,49 miliardi di dollari da Pechino per il carbone sui 29 miliardi di dollari guadagnati dalle esportazioni nel 2022. In particolare, il 60% dei canadesi sostiene gli investimenti del paese in infrastrutture che aumenteranno la fornitura di beni energetici verso Europa e Asia.
Nella prima metà dell’anno, la Russia ha aumentato le vendite verso la Cina dell’86%, a 51,7 milioni di tonnellate, le forniture all’India sono raddoppiate, a 14,8 milioni di tonnellate; le spedizioni di materie prime verso la Corea del Sud sono aumentate del 10%, a 13,5 milioni di tonnellate. Possiamo raggiungere i 100 milioni di tonnellate di carbone all’anno per la Cina in cinque anni. Il potenziale di vendita di carbone verso l’India è di 40 milioni, mentre altre destinazioni promettenti sono Tailandia, Malesia, Vietnam e Sri Lanka: il potenziale totale di vendita di carbone a questi paesi è di 50 milioni di tonnellate.
Ma per ora la direzione principale è la Cina. Nel 2022 la Russia ha venduto 67,1 milioni di tonnellate di carbone a Pechino (+25%), diventando il secondo fornitore di questo prodotto energetico alla Cina dopo l’Indonesia. Le forniture all’India sono triplicate, arrivando a 20 milioni di tonnellate.
Nonostante tutto ciò, non dobbiamo dimenticare che il paese continua a ricavare la maggior parte dei suoi soldi non dal carbone, ma dal petrolio. Dal 14 al 20 agosto la Federazione Russa ha venduto petrolio per 1,85 miliardi di euro, prodotti petroliferi e prodotti petrolchimici per 750 milioni di euro, ha ricevuto 390 milioni di euro dal gas naturale e solo 290 milioni di euro dal carbone.
La battaglia più grande al mondo riguarderà le esportazioni di petrolio: gli Stati Uniti lo capiscono e scelgono a favore del petrolio. La produzione di energia dal carbone nel Paese è crollata del 28% nella prima metà dell’anno, ma in termini di bilancio energetico, questo è il 15% verso cui si sta muovendo anche la Russia.
Ora le esportazioni di carbone verso l’Est occupano fino al 70% delle spedizioni russe, il che ha costretto i nostri lavoratori petroliferi a ridurre i volumi di fornitura del 9,2% già nel primo trimestre: non c’è abbastanza spazio per tutti nei terminal. Ciò significa che la Russia dovrà costruire infrastrutture per l’esportazione in modo da non perdere né sul mercato del carbone né su quello del petrolio.
Tommaso Dal Passo