Il decreto Balduzzi pubblicato in Gazzetta, accoglie una delle più rilevanti richieste presentate dalla Favo (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) affinché i farmaci innovativi per la cura dei tumori siano resi immediatamente disponibili in ogni parte d’Italia subito dopo la registrazione da parte dell’Aifa a livello nazionale, senza che si debba attendere l’approvazione da parte delle commissioni regionali e provinciali ed il successivo inserimento nei prontuari terapeutici regionali (Ptr).
«Non un semplice decreto sanità, ma un vero e proprio decreto salvavita per i malati oncologici!» questo il primo commento di Elisabetta Iannelli Segretario Generale Favo dopo l’entrata in vigore delle norme sui farmaci innovativi.
La Favo e l’Aiom già dal 2010 avevano segnalato i gravissimi ritardi e le difformità di accesso ai farmaci innovativi nelle diverse regioni, ove in alcuni casi, il ritardo arrivava a superare i quattro anni prima di poter essere utilizzato per la cura oncologica con l’evidente, quanto inaccettabile conseguenza di perdita di vite umane o, quantomeno, di possibilità di cura e guarigione.
Il grido di allarme dei rappresentanti dei malati di cancro, documentato con dati oggettivi nella sua desolante gravità, ha portato un primo risultato con l’approvazione dell’accordo sull’accesso ai farmaci innovativi siglato nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni il 18 novembre 2010. Nel febbraio del 2011, sempre su sollecitazione della Favo, fu anche presentata un’interpellanza al governo da 36 deputati basata sui dati raccolti da Favo nel II Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici (2010) alla quale il governo rispose positivamente, assicurando l’impegno dell’esecutivo.
Ma, nel 2012, una successiva analisi della situazione, condotta da Favo e Aiom per monitorare l’efficacia applicativa dell’accordo Stato-Ragioni, pur rilevando un miglioramento rispetto al 2011, evidenziava il permanere di diverse criticità nella reale messa a disposizione del farmaco per i pazienti. I dati, pubblicati nel IV Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici sono stati presentati pubblicamente in occasione della VII Giornata Nazionale del Malato Oncologico lo scorso maggio. In occasione della Giornata, il sen. Antonio Tomassini, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, con sensibilità umana e responsabilità istituzionale, ha condiviso le preoccupazioni della Favo sulle gravi diversità di accesso ai “nuovi” farmaci antitumorali tra le Regioni, presentando una mozione sostenuta da tutte le forze parlamentari per ottenere l’impegno del Governo «ad intervenire, nell’ambito delle proprie competenze, affinché l’effettiva disponibilità dei nuovi farmaci antitumorali sia garantita in tutte le Regioni immediatamente dopo la loro registrazione da parte dell’Aifa – a garanzia dell’uniformità assistenziale sancita dalla Carta costituzionale – dato che si tratta di presidi farmaceutici che hanno già ricevuto una valutazione positiva, a livello sia europeo sia nazionale.
Sempre in occasione della Giornata del Malato la Favo, insieme all’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e alla Società Italiana di Ematologia (Sie) ha inviato una lettera aperta al Ministro della Salute Balduzzi denunciando la drammatica situazione. I malati di cancro non possono essere lasciati soli e la loro voce non può rimanere inascoltata, è di vitale importanza che si possa ottenere il celere utilizzo dei “nuovi” farmaci oncologici in ogni parte d’Italia, rimediando all’inaccettabile perdurare delle difformità di accesso alle terapie, e quindi assicurando a tutti i pazienti pari opportunità di cura.
«Questo provvedimento – afferma Francesco De Lorenzo Presidente Favo – ristabilisce il principio costituzionale di tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. I malati di tumore hanno diritto, per la grave patologia cui sono affetti, a ricevere sempre, ed ovunque residenti, la migliore terapia possibile, nel rispetto del principio di uguaglianza».