La Cambogia vuole deviare il fiume Mekong in un canale di navigazione pianificato da 1,7 miliardi di dollari, finanziato dalla Cina, per raggiungere un porto di acque profonde a Kep, vicino a Sihanoukville, sulla costa meridionale del Golfo di Thailandia.
Il canale Funan Techo consentirebbe ai cambogiani di “respirare attraverso il proprio naso”, ha affermato il neoeletto primo ministro Hun Manet, figlio ed erede dell’ex primo ministro Hun Sen, riporta AT. La Cambogia, per la prima volta, potrebbe importare ed esportare merci via nave dal porto della sua capitale Phnom Penh attraverso il canale verso un potenziale porto in acque profonde nella provincia di Kep, sul Golfo della Thailandia, che si apre sul Mar Cinese Meridionale.
Le navi da e per Hong Kong, Singapore e altri porti potrebbero reindirizzare o aggiungere rotte di navigazione verso Kep per accedere al canale se ciò aumentasse gli scambi. I container di quelle navi d’alto mare verrebbero trasferiti tramite gru a Kep da e verso le chiatte sui canali.
Un canale di successo finanziato dalla Cina approfondirebbe anche i legami economici, diplomatici e militari di Pechino con Phnom Penh, riducendo al contempo la dipendenza della Cambogia da Hanoi.
Nel 1994, la mancanza di un canale permise al Vietnam di bloccare la navigazione della Cambogia attraverso il delta del Mekong a causa di una diatriba tra i due paesi. Pechino ha firmato l’accordo sul canale con Phnom Penh nell’ambito del contratto cinese Build-Operate-Transfer. Alla firma hanno partecipato funzionari della Belt and Road Initiative cinese.
La Cambogia “non ha preso in prestito denaro dalla Cina per costruire il canale”, ha detto compiaciuto il primo ministro Hun Manet: ”Sulla base del contratto per Funan Techo Canal, la società cinese gestirebbe il canale, compresa la manutenzione e trarrebbe profitto dalla tariffazione per il passaggio attraverso il canale”, riporta il singaporeano ThinkChina.
“La compagnia cinese cederebbe la gestione del canale al governo cambogiano dopo un periodo di tempo, circa 40-50 anni (…) Il canale Funan Techo è uno tra molti altri progetti infrastrutturali chiave della Cina in Cambogia”, prosegue ThinkChina.
Secondo quanto riferito, i progetti prevedono un canale lungo 180 chilometri e largo 100 metri a monte, per restringersi fino a 80 metri più a sud. La sua “profondità costante di 5,4 metri” potrebbe gestire navi mercantili fino a 3.000 tonnellate di portata lorda. Le navi dovrebbero attraversare tre chiuse, passare sotto sotto 11 ponti e lungo 208 chilometri di sponde percorribili.
Lungo il percorso vivono più di 1,5 milioni di cambogiani. Non è chiaro quanti verrebbero sfollati a causa del progetto e dove andrebbero. Il canale è vicino alla zona economica speciale costiera di Sihanoukville, il principale porto in acque profonde del paese, che gli investimenti cinesi e la sua Belt and Road Initiative stanno potenziando.
Sempre nelle vicinanze, gli Stati Uniti sono impegnati in una diatriba con la Cambogia per la base navale Ream perché ha ricevuto finanziamenti cinesi ed è aperta alle spedizioni internazionali, che Washington teme potrebbero eventualmente includere navi da guerra cinesi.
Se scavato, il canale Funan Techo potrebbe avere un impatto negativo sul vicino Cai Mep del Vietnam e su altri porti vicini a Ho Chi Minh City lungo la foce del delta del Mekong, che si apre anche sul Mar Cinese Meridionale.
Attualmente, quando la Cambogia utilizza il fiume Mekong per importare materie prime dalla Cina o esportare prodotti finiti negli Stati Uniti, in Europa e altrove, le navi che trasportano milioni di tonnellate di materiale devono passare attraverso il delta del Mekong in Vietnam per collegare Phnom Penh e gli altri porti a monte della Cambogia, con il Mar Cinese Meridionale.
Il Vietnam sperava che il monopolio della bocca del Mekong avrebbe portato profitto ad Hanoi se ci fossero stati incentivi per Phnom Penh: all’inizio di quest’anno Cambogia e Vietnam hanno firmato un Trattato sui trasporti fluviali per ridurre le restrizioni sulla navigazione transfrontaliera, velocizzare i movimenti delle navi, snellire le dogane e l’immigrazione e sciogliere altri nodi burocratici sul Mekong.
Luigi Medici