BURUNDI – Washington, DC – Il Consiglio Esecutivo del Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha completato la seconda revisione della performance del Burundi nell’ambito del programma sostenuto dalla Extended Credit Facility (ECF), il piano triennale approvato il 27 gennaio 2012 in favore del Paese dell’Africa. La decisione del Comitato esecutivo consentirà l’erogazione di un importo pari a DSP 5 milioni (circa 7,6 milioni di dollari), portando gli esborsi a titolo del regime per un importo pari a10 milioni DSP (circa 15,3 milioni di dollari). La crescita reale del prodotto interno lordo è stimata come in “rallentamento” al 4 per cento nel 2012, a fronte di un forte deterioramento delle ragioni di scambio di un cumulativo 27 per cento durante il 2011-12. L’inflazione ha raggiunto il 25,3 per cento (anno su anno) nel marzo del 2012 prima di ridursi drasticamente del 11,8 per cento alla fine del 2012, grazie anche alla politica monetaria restrittiva e alla rimozione temporanea delle imposte sui prodotti alimentari. Mentre la bassa liquidità all’interno del sistema bancario ha contribuito a un rallentamento della crescita del credito nel settore privato. Il disavanzo di bilancio è inferiore alle previsioni a causa del programma di condizioni finanziarie più rigide. Nonostante l’adozione di misure correttive a metà del 2012, i ricavi sono stati inferiori al previsto a causa dell’aumento del carburante e delle relative accise. La spesa per settori prioritari è stata leggermente inferiore alle attese a causa dei ritardi nell’attuazione delle nuove misure adottate e dei pagamenti da parte di alcuni donatori.
Notevoli invece i progressi nel quadro del programma, che è stato soddisfacente in circostanze difficili.
Tutti gli obiettivi e le riforme strutturali nell’ambito del programma attraverso la fine di settembre sono state soddisfatte, tranne l’obiettivo indicativo di spesa a favore dei poveri, che è stato mancato di poco. Per il resto del programma, l’agenda politica si concentra sulla mobilitazione aumentare le entrate, il rafforzamento gestione delle finanze pubbliche e del debito, e rafforzando il controllo della banca centrale del sistema finanziario.
I rischi principali per le prospettive derivano principalmente dal deterioramento delle ragioni di scambio: più lenta del previsto la crescita globale, timori anche per un calo dell’assistenza esterna, e per l’insicurezza regionale. Tuttavia, in assenza del materializzarsi di tali rischi, la crescita delle attività economiche dovrebbe essere in ripresa e l’abbassamento dell’inflazione continuerà a facilitare la ripresa.