«Abbiamo già fatto abbastanza, e continueremo a supportare l’Ucraina» ha dichiarato il premier bulgaro Petkov quando martedì 7 giugno ha reso nota la decisione del governo di Sofia di bloccare l’invio di armi a Kiev.
Il passo indietro della Bulgaria non riguarda però quanto concordato tra Petkov e Zelenskyj lo scorso 28 aprile: durante la sua visita ufficiale a Kiev, il primo Ministro bulgaro aveva assicurato all’Ucraina la disponibilità a fornire supporto per riparare l’equipaggiamento militare ucraino e a garantire l’accesso del porto di Varna, punto di appoggio necessario all’Ucraina per le esportazioni di grano.
La posizione della Bulgaria, membro della Nato dal 2004, riguarda soltanto l’invio di armi pesanti. Immediata la reazione dell’Ambasciatore ucraino a Sofia Vitalyj Mostalenko, che solo la settimana scorsa alludeva al fatto che la Bulgaria è in possesso di armamenti di epoca sovietica che in questo momento potrebbero tornare utili a Kiev negli sforzi contro l’invasione russa.
La decisione del governo bulgaro è riconducibile anche alle dinamiche di governo: la vicepremier Kornelia Ninova è infatti anche la leader del partito socialista, che ha minacciato di sfilarsi dalla coalizione di governo se si decidesse di rinnovare l’invio di armi all’Ucraina.
Nel rendere noto lo stop dell’invio di armi all’Ucraina, il premier Petkov ha comunque voluto mettere in risalto gli sforzi della Bulgaria non solo per quanto riguarda la riparazione di armamenti, ma anche per gli aiuti umanitari. Questo riguarderebbe soprattutto l’accoglienza di rifugiati, anche se stando a quanto riportato dal Balkan Investigative Reporting Network il governo di Sofia si sarebbe ritrovato non poche difficoltà nel gestire il flusso di civili provenienti dall’Ucraina. Si parla di 56mila cittadini ucraini, buona parte dei quali temporaneamente alloggiati in strutture alberghiere.
Con l’arrivo della stagione turistica il governo deve decidere come offrire loro una sistemazione, e questo sta già mettendo in luce le carenze logistiche del governo di Sofia.
Carlo Comensoli