BRICS. L’agile strumento geopolitico nelle mani di Pechino

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La rapida crescita dei BRICS solleva domande sul suo futuro ruolo di leadership in competizione con potenze tradizionali come Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea.

Ma quanto è realmente unito il blocco? I Brics sono senza dubbio diversi. Iran e Arabia Saudita competono come potenze regionali in Medio Oriente, Egitto ed Etiopia hanno avuto diversi conflitti sulla governance del Nilo e le scaramucce tra Cina e India sono all’ordine del giorno. La sua mancanza di totale integrazione potrebbe essere la sua forza. Organizzazioni internazionali flessibili potrebbero essere la chiave per orientarsi nella politica internazionale futura in tempi di crescente polarizzazione, riporta The Conversation.

L’ascesa dei Brics deve essere contestualizzata all’interno della competizione in corso tra Stati Uniti e Cina. La rivalità tra le due maggiori economie mondiali è destinata ad intensificarsi nei prossimi anni, plasmando l’ordine globale contemporaneo. L’annuncio della Cina di un surplus commerciale record di 1 trilione di dollari per il 2024 e la sua solida crescita economica del 5% hanno rafforzato la narrazione secondo cui il suo modello di sviluppo rappresenta un’alternativa al neoliberismo statunitense.

I paesi tradizionalmente nella sfera di influenza degli Stati Uniti si sono mossi con cautela verso la Cina, attratti dalle opportunità economiche offerte da Pechino. In Asia, paesi precedentemente nell’orbita della Cina, come il Vietnam, stanno espandendo i loro legami con gli Stati Uniti.

Oggi, la Cina è la forza trainante che tiene insieme i Brics. Tutti i paesi Brics condividono due caratteristiche: sono paesi del sud del mondo; hanno legami economici significativi con la Cina.

Anche se la narrazione ufficiale dei Brics enfatizza il multilateralismo, in realtà il gruppo servrebbe principalmente come strumento per la Cina per proiettare il suo potere e la sua influenza utilizzando la “Belt and Road Initiative”.

I Brics cercano di posizionarsi come un’alternativa all’egemonia degli Stati Uniti, promuovendo il libero scambio e il multilateralismo. Questa narrazione funge da potente strumento di legittimazione per il gruppo a livello globale. Ma la sue complessità potrebbero impedirgli di evolvere verso un’alleanza militare unificata come la NATO o un’area di libero scambio come l’ASEAN o l’accordo Stati Uniti-Messico-Canada, USMCA.

Quindi Pechino starebbe usando i Brics per aumentare le sue opportunità commerciali e la sua influenza internazionale, mantenendo un sottile equilibrio tra un blocco flessibile e un’alleanza militare o economica più consolidata. La Cina rappresenta due terzi sia del PIL BRICS che del commercio interno ai Brics. Il paese è il principale partner commerciale per Brasile, Russia, India, Sudafrica, Egitto, Etiopia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Iran.

La maggior parte degli stati membri dei Brics è anche direttamente o indirettamente coinvolta nella BRI. I principali progetti BRI sono nell’Asia centrale, meridionale e sud-orientale: Egitto, Etiopia, Sudafrica, Arabia Saudita e Iran ospitano anche iniziative BRI. Sebbene non sia un membro ufficiale della BRI, il Brasile è diventato un partner chiave grazie al suo ruolo di fornitore alimentare centrale per la Cina.

Queste cifre evidenziano che l’espansione dei Brics è una delle priorità della politica estera della Cina. Quindi, nonostante ciò che la Russia potrebbe volere, è improbabile che i Brics assumano una posizione confrontazionale nei confronti dell’Occidente.

Si tratta di una strategia di lungo respiro temporale che sembra pagare bene al momento. 

Luigi Medici 

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