BRICS. Hanoi entra a metà per non far arrabbiare Trump

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Dal 13 giugno, il Vietnam è “Paese Partner” dei BRICS: una pietra miliare significativa nella politica estera di Hanoi. 

Questa decisione riflette una strategia attentamente pianificata, sviluppata nel corso degli anni, per diversificare le relazioni internazionali del Vietnam e rafforzare la sua posizione in un mondo multipolare, riporta AT. Allineandosi ai BRICS, il Vietnam mira a ridurre la propria dipendenza da partner specifici, gestendo al contempo complesse dinamiche globali.

Le relazioni del Vietnam con gli Stati Uniti, elevate a partenariato strategico globale nel settembre 2023, hanno dovuto affrontare sfide dopo la rielezione del presidente Donald Trump.

L’amministrazione Trump ha imposto rigide barriere tariffarie e ha esaminato attentamente le pratiche commerciali del Vietnam, in particolare il suo ruolo di potenziale canale di ingresso per le merci cinesi nel mercato statunitense.

Hanoi, profondamente consapevole di queste tensioni, cerca di bilanciare i suoi legami economici con gli Stati Uniti approfondendo il dialogo con altri attori globali. L’adesione ai BRICS rappresenta un passo strategico in questa direzione, allineando il Vietnam a un blocco che rappresenta collettivamente oltre il 40% della popolazione mondiale e una quota significativa del PIL globale.

L’adesione del Vietnam ai BRICS, anche come partner piuttosto che come membro a pieno titolo, comporta opportunità e rischi. Da un lato, migliora l’accesso di Hanoi alle risorse economiche, in particolare dalla Cina, membro dominante dei BRICS.

I recenti accordi con Pechino, tra cui il finanziamento di un progetto ferroviario ad alta velocità che collega Vietnam e Cina e altre iniziative infrastrutturali, sottolineano la dipendenza del Vietnam dai prestiti e dalle competenze tecniche cinesi.

Questi progetti sono fondamentali per la modernizzazione dell’economia vietnamita, che rimane fortemente dipendente dagli investimenti esteri per sostenere la crescita. L’adesione ai BRICS offre inoltre al Vietnam una piattaforma per sostenere un ordine economico globale più equo, in linea con le richieste del blocco di riformare istituzioni come le Nazioni Unite e la Banca Mondiale.

Tuttavia, questa mossa rischia di mettere a dura prova le relazioni con gli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump, che ha preso di mira l’influenza economica della Cina. Gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazione per il fatto che il Vietnam funga da hub di transito per le merci cinesi rietichettate per eludere i dazi statunitensi.

Per mitigare questo fenomeno, il Vietnam ha intensificato gli sforzi per migliorare la trasparenza nelle pratiche commerciali. Le recenti repressioni a livello nazionale in Vietnam da parte della polizia economica e delle forze di gestione del mercato su merci prive di origine o fattura chiare dimostrano l’impegno di Hanoi ad allinearsi agli standard commerciali internazionali.

Il Vietnam ha anche compiuto gesti diplomatici per mantenere rapporti cordiali con gli Stati Uniti, come ad esempio la facilitazione di progetti della Trump Organization. Sebbene queste azioni segnalino la volontà di Hanoi di evitare di inimicarsi Washington, è improbabile che risolvano la questione fondamentale delle pratiche commerciali del Vietnam.

Inoltre, la spinta dei BRICS per una riforma istituzionale globale mette in luce le sfide interne del Vietnam. Il paese ha dovuto affrontare critiche internazionali su questioni come la trasparenza, la responsabilità istituzionale e le restrizioni alla libertà di parola.

Senza riforme interne sostanziali, la partecipazione del Vietnam ai BRICS rischia di essere percepita come simbolica piuttosto che sostanziale. Ad esempio, la campagna anticorruzione di Hanoi, seppur degna di nota, non ha ancora affrontato appieno le questioni sistemiche di governance che potrebbero minare la sua credibilità all’interno di un blocco che promuove l’equità globale.

Lo status del Vietnam come paese partner, piuttosto che come membro a pieno titolo dei BRICS, riflette una politica estera cauta, in linea con la sua “diplomazia del bambù”. Questo mezzo passo consente ad Hanoi di interagire con il blocco senza impegnarsi pienamente nella sua agenda geopolitica, fortemente influenzata da Cina e Russia.

Tuttavia, questo approccio potrebbe limitare la capacità del Vietnam di plasmare la visione dei BRICS per un nuovo ordine economico globale. Nel contesto della ripresa economica post-Covid, il Vietnam si trova ad affrontare pressioni per attrarre capitali stranieri sia dalla Cina che dagli Stati Uniti, pur preservando la propria autonomia strategica. L’adesione a un’alleanza guidata da Cina e Russia solleva dubbi sulla capacità di Hanoi di mantenere la sua politica estera di “indipendenza, autosufficienza, diversificazione e multilateralizzazione delle relazioni”, soprattutto alla luce delle continue controversie con Pechino nel Mar Cinese Meridionale, dove le rivendicazioni assertive della Cina mettono in discussione i diritti marittimi del Vietnam.

L’ingresso del Vietnam nei BRICS come Paese partner offre opportunità per diversificare i suoi legami economici e diplomatici, ma pone anche sfide cruciali. Hanoi deve gestire le tensioni tra Stati Uniti e Cina, affrontare le questioni di governance interna e chiarire le sue pratiche commerciali per sfruttare appieno l’appartenenza ai BRICS.

Lucia Giannini

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