di Antonio Albanese SPAGNA – Madrid 03/11/2016. La decisione della Gran Bretagna di lasciare l’Unione Europea (Ue) potrebbe avere un effetto negativo sull’industria alimentare spagnola,. È quanto emerge da uno studio Kpmg, ripreso da El Pais. Lo studio, dal titolo “Alimenti e Bevande: tendenze per il 2016”, avverte che gli effetti della Brexit si fanno già sentire, con la perdita di valore della sterlina nei confronti dell’euro di oltre il 15 per cento; una perdita che rende le importazioni sempre più costose per le aziende britanniche.
Kpmg conclude che il maggior costo delle importazioni porterà ad una maggiore attenzione delle aziende britanniche a «beni di produzione locale», un dato che avrà un effetto particolarmente negativo sul settore agricolo spagnolo.
Il Brexit significa nuove regole tariffarie da negoziare, mentre i produttori spagnoli potrebbero anche essere costretti a cercare nuove licenze per l’esportazione in Gran Bretagna.
Lo studio avverte che i consumatori britannici hanno già iniziato a ridurre i livelli di spesa a seguito di «un aumento dell’incertezza, un atteso aumento della disoccupazione e una perdita di potere d’acquisto».
Secondo i dati del governo, l’esportazione di cibo e bevande spagnoli in Gran Bretagna aveva un valore di oltre 3,5 miliardi di euro nel 2015, il che rende il settore dell’export iberico più importante dopo l’industria automobilistica.
Se la Gran Bretagna ha ridotto in modo significativo le sue importazioni alimentari, i produttori spagnoli saranno costretti ad abbassare i prezzi per cercare di mantenere la loro quota di mercato, e potrebbero anche affrontare una maggiore concorrenza sul mercato nazionale, poiché anche i produttori di altri paesi sono alla ricerca di nuovi mercati, visto che il mercato inglese potrebbe chiudersi o ridursi notevolmente.
La Price Waterhouse Cooper (Pwc), inoltre, mette Madrid come seconda città del contesto europeo, economicamente seconda solo a Londra. A livello globale, la capitale spagnola occupa nella classifica di Pwc il quinto posto. Nella sua indagine Pwc ha analizzato sei variabili: il numero di sedi di multinazionali; la crescita dell’occupazione; l’occupazione nei servizi finanziari e alle imprese; la capacità di attrarre investimenti esteri, la produttività e il tasso di crescita del Pil.
Anche l’indice Global Cities preparato dalla società di consulenza statunitense AT Kearney riporta che la capitale spagnola è salita di due posizioni, passando da 15 a 13 e detiene il quarto posto a livello europeo, con Londra, Parigi e Bruxelles che la precedono.