Brasile: investe in formazione

62

BRASILE – Rio de Janeiro. 18/10/13. Negli ultimi dieci anni, la crescita media del mercato brasiliano ha superato il prodotto interno lordo (PIL). A darne notizia, ieri 17 ottobre, la Federazione del Commercio dello Stato di Rio de Janeiro (RJ-Fecomercio) e Fundação Getulio Vargas (FGV), che ha presentato la mappa strategica del Commercio per il periodo 2014-2020. Mentre il PIL del paese avanzato 3,6% in media 2002-2012, il valore aggiunto lordo del settore è aumentato del 4,5%.

 

Secondo lo studio, il commercio, i servizi di informazione, attività immobiliari e altri servizi ha contribuito al 37,9% del PIL nel 2010, con un totale di 1223 miliardi di real. Di questo importo, 404 miliardi di real corrispondeva alla voce del commercio.

Il reddito lordo di merci è pasato da 1,747 miliardi di real nel 2007 a 2488 miliardi di real nel 2011, dopo una vera e propria crescita media del 9,2% all’anno. Quell’anno, il 53,1% dei ricavi è stato generato nel sud-est, il 19,2% al Sud, il 14,9% nel Nord-Est, del 9,2% nel Midwest e del 3,5% al ​​Nord. Per l’unità federativa, la crescita più elevata è stata registrata nel Tocantins, dove la media annua ha raggiunto il 16,3%.

Sempre nel 2011, circa il 70% degli stabilimenti nel paese erano preposti al commercio di beni, servizi o del turismo, lo studio, sulla base dei dati delle informazioni sociali annuali del Ministero del lavoro e dell’occupazione. In numeri assoluti, sono stati 4,9 milioni di stabilimenti, 50,8% dei quali nel sud-est. Nel Sud, erano il 21,6%. Poi arrivano il Midwest (7,6%) e del Nord (3,8%).

Esplode anche il numero di società avviate: Nord-Est 16,3%, la regione ha avuto una media annua di società create più elevato del del Sud 24.302 all’anno tra il 2006 e il 2011, contro 15.838 nel Paraná, Rio Grande do Sul e Santa Catarina. La zona del Brasile più prolifera anche in questo caso è il Sud-est: 58.784.

Il commercio registra un più alto tasso di chiusura di business nei due anni successivi alla creazione, prendendo come anno di inizio 2007 ad abbassare le saracinesce sono il 38,9% delle attività. Le imprese commerciali che non hanno dipendenti sono il 45,6%, contro il 45,2% degli stabilimenti in generale.

Cambia notevolmente il dato se invece se si analizzano le imprese con almo 9 impiegati dove le chiusure arrivano al 20,1% mentre quelle del settore commercio sono solo 19,9%. Tra gli stabilimenti con dieci o più dipendenti, le attività commerciali hanno un tasso del 9,9%, contro il 11,9% per tutti i settori.

Per migliorare questa performance, la Mappa Strategica delle Imprese 2014-2020 mette in luce l’importanza della professionalità. «è uno dei fattori che influiscono direttamente sulle prestazioni del settore, che descrive il processo decisionale e di diventare più forte e più competitivo. A tal fine, la professionalizzazione dovrebbe mettere in agenda le iniziative che promuovono la formazione e la qualificazione di gestione».

Altri obiettivi strategici sono quelli di promuovere il settore, secondo Fecomercio FGV-RJ «è il rafforzamento della stabilità macroeconomica e una migliore distribuzione del reddito, con la promozione sociale dei beneficiari di programmi di governo, attraverso investimenti in istruzione e di qualifica di base. Questi programmi [formazione] sono facilitatori di questa parte della popolazione rientra nel mercato del lavoro, il che rende un meccanismo importante per la crescita sostenuta di accesso a beni e servizi».