BOSNIA ERZEGOVINA. Commissione Ue pronta a concedere lo status di candidato

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L’annuncio era forse atteso, ma arriva in settimane complicate e decisive per Sarajevo. A ottobre, infatti, a Bruxelles è stato presentato il documento annuale sulle politiche di allargamento della Commissione europea. Il commissario incaricato alla politica di vicinato, il funzionario ungherese Olivér Várhelyi ha dichiarato che l’Unione europea è pronta a concedere alla Bosnia Erzegovina lo status di candidato a stato membro, a patto che vengano rispettate determinate condizioni. Lo stesso Várhelyj ha parlato della svolta come di un “momento storico” per la Bosnia Erzegovina: lo è a maggior ragione in questo periodo, vista la situazione che Sarajevo si ritrova ad affrontare nel mese che segue le elezioni generali del due ottobre, di cui peraltro manca ancora un risultato definitivo.

Solo due settimane prima dell’annuncio di Bruxelles, il giorno del voto l’Alto rappresentante Christian Schmidt a urne ancora chiuse ha dovuto imporre una riforma elettorale per le prossime elezioni, vista l’incapacità delle parti di convergere su una legge che potesse dare equa rappresentanza a tutti e tre i popoli costitutivi. Il membro croato della Presidenza della Bosnia Erzegovina, Zeljko Komsić, ha poi annunciato che intende citare Schmidt di fronte alla Corte costituzionale per la decisione, che pure era stata anticipata nelle scorse settimane.

Di fronte alla decisione di Schmidt di imporre la modifica del sistema elettorale, la stessa delegazione Ue a Sarajevo si è sfilata, rilasciando un comunicato in cui si sottolinea che la decisione è stata presa unilateralmente dall’Alto rappresentante. Nella nota si legge che i poteri di Bonn “dovrebbero essere usati soltanto come misura estrema contro azioni illegali e immutabili”.

A poche settimane dalle elezioni, la situazione politica a Sarajevostona con il documento della Commissione Ue e l’intenzione di procedere nel percorso di integrazione europea. La decisione di Bruxelles ovviamente non arriva senza delle condizioni: per poter ambire allo status di candidato a paese membro Ue, la Bosnia Erzegovina dovrà implementare delle riforme sullo stato di diritto e varare delle norme anticorruzione, almeno per diminuire la distanza con Bruxelles su questi punti. Ma questi sono i provvedimenti minimi generalmente richiesti a qualsiasi paese che aspiri alla candidatura.

Secondo Várhelyi, negli anni scorsi Sarajevo ha già fatto dei passi avanti significativi, tanto da permetterle di “meritare” la candidatura ufficiale. Al di là del merito, resta da capire come la Bosnia possa effettivamente ambire a una prospettiva di integrazione europea, con un sistema istituzionale dal funzionamento più che incerto, presidiato peraltro da un funzionario proveniente da un paese terzo. Le complesse forme di stato e di governo garantite dagli accordi di Dayton sono sempre più a rischio, con costanti spinte autonomiste da parte della Republika Srpska.

Carlo Comensoli