Il boomerang delle sanzioni

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BELGIO – Bruxelles 22/05/2014. La Commissione europea si auspica che l’accordo sul gas tra Russia e Cina non influenzi i rapporti nel settore tra la Russia e l’Unione europea.

Lo ha annunciato la portavoce Ue Sabine Berger, il 22 maggio. «Non possiamo fare commenti su accordi tra paesi terzi. Vorrei però ricordare che l’Europa è sempre stato un mercato molto affidabile e attraente per il gas russo per molti anni. Ci aspettiamo quindi che i nostri fornitori si dimostrino altrettanto affidabili e responsabili nell’onorare i contratti in essere», ha detto Berger ai giornalisti.

Nell’attuale situazione di stallo politico tra Mosca e Bruxelles relativamente alla crisi in Ucraina, e alla possibilità che l’Ue preveda di diminuire la sua dipendenza dalle forniture di gas russo, infatti, Gazprom e la cinese Cnpc hanno firmato un accordo il 21 maggio del valore di 400 miliardi di dollari per la fornitura di 38 miliardi di metri cubi di gas alla Cina ogni anno.
Nel marzo 2013, Gazprom e Cnpc avevano firmato un memorandum d’intesa sulle forniture di gas russo alla Cina lungo la “via orientale” attraverso il gasdotto che passa per la Siberia. La conclusione della transazione era stata rinviata più volte in precedenza per il mancato accordo sui prezzi.
Il Parlamento europeo ha deciso di limitare la cooperazione con le compagnie energetiche russe, compreso l’arresto della costruzione del South Stream, che dovrebbe trasportare il gas russo verso l’Europa attraverso un percorso che non passa per l’Ucraina.
Il ministro degli Esteri svedese Carl Bildt aveva detto in precedenza che anche per i ministri degli esteri dell’Ue le nuove sanzioni contro la Russia dipenderanno dalla situazione in Ucraina e in particolare, dipenderanno dai risultati della prossime elezioni presidenziali del 25 maggio.
L’Ue ha anche annunciato un processo di sanzioni suddiviso in tre fasi; la terza fase, non ancora avviata, competerebbe sanzioni economiche nei confronti di ampi settori dell’economia russa.
Mosca ha ripetutamente affermato che il linguaggio delle sanzioni è «inadeguato e controproducente» e ha avvertito i suoi partner occidentali sul loro “effetto boomerang”.