BITCOIN. Sentenza SEC su Ethereum: non è un titolo

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La US Securities and Exchange Commission ha dato un impulso ai mercati cripto-valutari, quando ha stabilito che l’Ethereum non era un titolo borsistico. Commercianti e investitori di Crypto sono tesi da diverse settimane, quando le autorità di regolamentazione Usa hanno discusso se la seconda più grande valuta digitale del mondo, per capitalizzazione di mercato, dovesse essere considerata un capitale, e il punto chiave della sentenza è che le leggi statunitensi sui titoli non si applicano all’Ethereum come merce negoziabile a causa della sua decentralizzazione.

La sentenza della Sec riconosce che sì l’Ether è stata originariamente venduta come un’offerta iniziale di monete metalliche, Ico, ma che non è controllata da enti centrali terzi, il che dà agli investitori una futura aspettativa di valore. Poiché il processo decisionale è frammentato, nessuna parte può essere a conoscenza di informazioni chiave che le conferirebbero un vantaggio per l’insider trading, riporta Asia Times.

Ethereum è una piattaforma pubblica open source basata su una blockchain fondata da un programmatore russo-canadese, Vitalik Buterin, nel 2015. Secondo il suo fondatore, c’era la necessità di Ethereum e del suo token crittografico collegato Ether, perché il Bitcoin non aveva alcun linguaggio di “scripting” che permettesse lo sviluppo di applicazioni. Ethereum è diverso dal Bitcoin in quanto si tratta di un’applicazione open-source decentralizzata, dApp, piuttosto che una valuta o un immagazzinamento di valore.

La sentenza della Sec sulla dApp ha scatenato le reazioni positive dei mercati, dopo una settimana di gravi perdite. Ethereum ha guadagnato poco meno del 10%, aumentando il suo prezzo da 470 dollari a 520.

Durante la settimana, il prezzo di Ethereum ha seguito quello di Bitcoin, cioè è sceso verso il basso, perdendo circa il 14% dai 600 dollari iniziali; le perdite mensili per Ethereum sono state due volte peggiori, con un calo di quasi il 30% rispetto ai 730 dollari registrati a maggio.

Graziella Giangiulio