BITCOIN. Cripto e inquinamento atmosferico: nodo da sciogliere

194

Bitcoin ha appena compiuto 10 anni; il prezzo da pagare per quest’innovazione è una produzione elevata di carbonio, creata dal processo di Bitcoin mining. Il processo estrattivo è dato da una rete di computer peer-to-peer, chiamati validatori, che eseguono le prove di lavoro; si tratta di computer che risolvono enigmi crittografici ad alta intensità di calcolo che analizzano blocchi di transazioni, registrati in un registro pubblico, la blockchain. Questo registro è visibile pubblicamente da tutti i computer, il che aiuta il sistema a raggiungere consenso tra i partecipanti e rintracciabilità nelle operazioni. 

Il computer, o nodo, che convalida con successo uno di quei blocchi viene premiato con il Bitcoin “estratto”; così l’”estrazione mineraria” è anche il processo con cui il Bitcoin aggiunge nuove monete alla rete. Ma questi processi consumano una grande quantità di energia, riporta Asia Times.

È stato stimato che nel 2016 il consumo energetico annuale del processo estrattivo dei Bitcoin era pari a a 3,38 TeraWatt ore (TWh); questo consumo annuo è aumentato in modo esponenziale, raggiungendo attualmente i 55TWh. I costi energetici delle valute cripto superano i costi dell’estrazione dei metalli fisici: la creazione di Bitcoin ha emesso tra i 3 e i 13 milioni di tonnellate di CO2 nella prima metà del 2018. Secondo alcuni studiosi nel giro di un paio di decenni, tali emissioni potrebbero aiutare a spingere il riscaldamento globale oltre i 2°C.

Restano alte le preoccupazioni sul consumo energetico di Bitcoin, per cui Ethereum, un’altra moneta criptata, sta studiando un algoritmo di consenso più efficiente dal punto di vista energetico, noto come “Proof of Stake”. Questo metodo si differenzia perché i minatori di questa rete utilizzano la loro quota economica per dimostrare le transazioni e, pertanto, non stanno eseguendo calcoli ad alta intensità energetica. Questo introduce alcune complicazioni, come garantire che le persone in questa rete agiscano onestamente, in quanto non avrebbero nulla da perdere comportandosi in modo disonesto. 

La soluzione proposta da Ethereum è di introdurre sanzioni attraverso misure quali la penalizzazione dei minatori per aver prodotto contemporaneamente blocchi su due versioni della blockchain.

Graziella Giangiulio