Difficile raccontare la storia della rivoluzione di piazza in Bielorussia con gli occhi del cronista. È infatti molto difficile entrare nel paese. Non sono riusciti a varcare i confini i giornalisti stranieri “travestiti da turisti”. Diciassette rappresentanti dei mass media stranieri si sono visti negare l’ingresso in Bielorussia all’aeroporto nazionale di Minsk. Non avevano l’accreditamento giornalistico nel Paese, si legge sull’agenzia di stampa Bielorussa, BelTA, notizia appresa dal Comitato di confine di Stato della Bielorussia.
Tutti i giornalisti hanno detto che lo scopo della loro visita in Bielorussia era quello di fare un viaggio turistico. «Tuttavia, i documenti d’identità dei giornalisti di varie compagnie radiotelevisive, le attrezzature professionali e le grandi quantità di denaro hanno rivelato il vero scopo della loro visita, che è in contrasto con la legislazione bielorussa», ha detto il comitato.
Secondo il Comitato per i confini di Stato, alcuni rappresentanti di Deutsche Welle e Danmarks Radio sono arrivati in Bielorussia il 18 agosto. Erano accreditati dal Ministero degli Affari Esteri e non hanno avuto problemi con l’attraversamento delle frontiere.
L’unico modo dunque per entrare e filmare le proteste e raccontare quanto avviene è quello dell’accreditamento presso il Ministero per gli Affari Esteri. Nei giorni scorsi la polizia ha caricato e picchiato manifestanti e giornalisti.
Nel frattempo la diplomazia si è messa in moto. I leader degli Stati dell’UE non hanno riconosciuto i risultati delle elezioni presidenziali in Bielorussia, come ha riferito la Deutsche Welle citando la cancelliera tedesca Angela Merkel che avrebbe dichiarato: «Le elezioni non sono state né eque né libere e per questo motivo, il risultato di queste elezioni non può essere riconosciuto». Nei giorni scorsi invece, sembrava esserci più apertura, il Ministro degli Affari Esteri bielorusso Vladimir Makei ha avuto una conversazione telefonica con il Ministro degli Affari Esteri, dell’Unione Europea e della Cooperazione del governo spagnolo Arancha Gonzalez Laya, su iniziativa della parte spagnola. Secondo il Ministero bielorusso, le parti si sono scambiate informazioni sulla situazione dopo le elezioni presidenziali in Bielorussia e sulle prospettive di ulteriore cooperazione. «Le parti» si legge in un comunicato del Ministero «hanno concordato sull’importanza di uno sviluppo evolutivo e progressivo del Paese senza interferenze di forze esterne. Le parti hanno espresso l’interesse a mantenere i canali di comunicazione, a continuare i contatti di lavoro e a mantenere il dialogo tra la Bielorussia e l’Unione europea». E ancora una iniziativa telefonica del ministro degli Affari esteri finlandese Pekka Haavisto con Makei chiede apertura del dialogo. E sulla stessa lunghezza d’onda il Ministro degli Affari Esteri svedese Ann Linde.
Makei nella giornata del 18 agosto aveva un incontro programmato con l’Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Russia in Bielorussia Dmitry Mezentsev e anche in questo si è parlato della situazione post-elettorale. Nel frattempo il Presidente russo Vladimir Putin ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente francese Emmanuel Macron. Putin ha sottolineato che la pressione esterna sulle autorità bielorusse è inaccettabile.
Il governo bielorusso si è dimesso il 17 agosto, in quanto è stato annunciato il nuovo presidente eletto. L’apposita risoluzione n. 480 del Consiglio dei Ministri del 15 agosto è stata pubblicata ufficialmente sul Portale Internet Nazionale Legale il 17 agosto. Il governo bielorusso si è dimesso davanti al nuovo presidente eletto, in linea con l’articolo 106 della Costituzione, articolo 9 della legge n. 424-З “Sul Consiglio dei ministri della Repubblica di Bielorussia” del 23 luglio 2008. Continua dunque l’iter parlamentare nonostante le proteste di piazza.
In una riunione, il 19 agosto, del Consiglio di Sicurezza, il neo eletto e contestato Aleksandr Lukashenko ha detto: «Qualsiasi cambiamento dovrebbe essere effettuato all’interno del quadro giuridico, altrimenti il paese dovrà affrontare gravi conseguenze». «Ancora una volta, vorrei ribadire: i cambiamenti che alcuni vogliono devono essere all’interno della legge. I cambiamenti devono essere specificati nella Costituzione. Questo lavoro continua. Sarà intensificato. La velocità del lavoro sulla Costituzione dipenderà dal sostegno della gente. Con la Costituzione in vigore, potremo discutere sulla rielezione degli organi delle autorità», ha detto il leader bielorusso. Aleksandr Lukashenko ha concluso asserendo che c’è il quadro giuridico e normativo del Paese, l’attuale Costituzione. «Dovremmo fedelmente aderirvi». Non ho altri mezzi per mantenere il Paese all’interno del quadro giuridico, nel rispetto di questa Costituzione. «Altrimenti, saremo governati da altri».
Antonio Albanese