BIELORUSSIA. Arresti a valanga a Minsk

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A Minsk, Bielorussia, la polizia hanno effettuato una vasta serie di arresti lo scorso 25 marzo tra i manifestanti che si erano riuniti, senza autorizzazione, per sfidare il governo autoritario dell’ex repubblica sovietica.

Circa 700 persone hanno tentato di marciare lungo il viale principale di Minsk, ma sono state bloccate da un cordone di polizia in tenuta anti-sommossa. Dopo lo stallo, sono iniziati gli arresti.

Non ci sono i numeri degli arrestati dalla polizia che in precedenza, aveva fatto irruzione negli uffici di un gruppo per i diritti umani, arrestando decine di persone, il giorno di una protesta pianificata e autorizzata.

Viasna, un’organizzazione non governativa che effettua il monitoraggio degli arresti e delle manifestazioni di protesta in Bielorussia nelle ultime settimane, ha detto la polizia antisommossa ha fatto irruzione e ha messo tutto con la faccia a terra arrestando tutti i 57 presenti compresi i tre osservatori stranieri, si legge sul suo sito web. Gli arrestati sono stati portati alla stazione di polizia, dove gli è stato detto che sono “sospettati di terrorismo».

La polizia ha anche arrestato decine di persone per le strade e arrestato il leader dell’opposizione Vladimir Nekliayev mentre stava tornando dalla Polonia, facendolo scendere dal treno alla frontiera e mettendolo in un centro di detenzione, riferiscono le agenzie locali.

La Bielorussia ha visto un’onda insolitamente persistente di proteste nel corso degli ultimi due mesi contro il presidente Alexander Lukashenko, che governa dal 1994. Dopo aver tollerato le proteste iniziali, le autorità hanno iniziato la repressione. Lukashenko ha affermato che una “quinta colonna” di agitatori stranieri sta sostenendo le agitazioni per far sprofondare il paese nel baratro.

Nei suoi 23 anni come presidente, Lukashenko ha soffocato il dissenso e i mezzi di comunicazione, mantenendo un’economia di tipo sovietico. Le proteste di quest’anno, inizialmente concentrate sulla sua legge “anti-parassiti” che richiede una tassa 250 dollari a tutti coloro che lavorano meno di sei mesi all’anno, per poi ampliarsi facendo leva sull’insoddisfazione diffusa nel paese.

Anna Lotti