A Bengasi giornate di disobbedienza civile

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LIBIA – Bengasi 26/11/2013. Negozi e scuole sono rimasti chiusi in tutta Bengasi il 26 novembre: i residenti della seconda città della Libia hanno risposto alla richiesta di protestare contro gli scontri mortali tra gruppi islamici e l’esercito regolare del 25 novembre.

Lo sciopero è stato proclamato dal consiglio comunale mentre i funzionari del ministero della difesa sono in trattative con il gruppo Ansar al- Sharia per la creazione di un corridoio di sicurezza per la sciare la città a condizione di uscire disarmati. Stufo dall’incapacità del governo centrale di tenere a freno i gruppi armati, il consiglio comunale ha quindi invitato i residenti a mostrare la loro frustrazione attraverso tre giorni di “disobbedienza civile”. Bengasi quindi è quasi completamente ferma: scuole, università, negozi, banche e uffici pubblici sono chiusi, mentre i residenti partecipano alle esequie dei morti; si ripete il modello già attuato dalla città di Tripoli. Per il quotidiano libanese The Daily Star, il ministro della Difesa Abdallah al-Teni sarebbe in contatto con Ansar al-Sharia per trovare una soluzione che eviti ulteriori spargimenti di sangue; il gruppo jihadista richiede un “corridoio di sicurezza ” per i suoi combattenti pronti a lasciare Bengasi, ma i vertici militari pretendono che tutte le armi pesanti siano abbandonate. Da qui l’empasse. Ansar Al- Sharia prevede l’attuazione della legge islamica e ha sistematicamente rifiutato di riconoscere l’autorità del governo centrale o dei suoi servizi di sicurezza. Il gruppo controlla le zone di Bengasi, Sirte e Derna ed è stato accusato di sanguinosi attentati contro missioni estere, giudici e personale di della sicurezza dello Stato. Di rientro da una serie di incontri a Londra, Ali Zeidan è andato a Benghazi per incontrare i responsabili della sicurezza libici. Zeidan ha incontrato sia il segretario di Stato statunitense John Kerry che il britannico William Hague per contribuire a trovare modi  tesi a stabilizzare la Libia.