BANGLADESH. “Vogliamo che i Rohingya tornino alla propria terra”

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L’Alto Commissario dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, ha affermato che il Bangladesh ha bisogno di «massiccia assistenza internazionale» per nutrire e dare rifugio a oltre 430 mila musulmani rohingya fuggiti dal Myanmar nelle ultime settimane.

Il 24 settembre, Grandi ha dichiarato che i campi profughi di Rohingya, nel sud del Bangladesh, attorno a Cox’s Bazar, hanno dovuto affrontare sfide “immense”: «Sono rimasto colpito dall’incredibile grandezza dei loro bisogni. Hanno bisogno di tutto, hanno bisogno di cibo, di acqua pulita, di riparo, di cure sanitarie adeguate», ha detto Grandi dopo aver visitato i campi, riporta Press Tv.

Il Commissario Onu ha detto che c’era stata un’«incredibile manifestazione di generosità locale», ma che ora doveva essere «rafforzata da una massiccia assistenza internazionale, finanziaria e materiale». Ha poi detto che il suo ufficio sta  fornendo assistenza tecnica per aiutare il Bangladesh a registrare i Rohingya. La portata dell’afflusso ha reso difficile valutarne rapidamente i bisogni. Grandi ha aggiunto che nell’ultimo periodo l’afflusso è rallentato, ma è ancora impossibile dire se sarebbe ripreso o meno.

Gli ultimi dati delle Nazioni Unite riportano che 436 mila rohingya erano arrivati dallo stato di Rakhine dopo lo scoppio della rivolta nella regione.

Amir Hossain Amu, un ministro dell’Industria del Bangladesh e leader del partito di governo Bangladesh Awami League, ha detto che il paese non aveva «nessun piano per il momento» per concedere lo status di rifugiato ai Rohingya appena arrivati. Amu, che presiede il Comitato della Sicurezza nazionale, ha detto: «Vogliamo che i Rohingya tornino alla propria terra».

Il Bangladesh ha iniziato a fornire carte d’identità a coloro che sono appena arrivati e a registrare i loro dati biometrici; il processo dovrebbe richiedere diversi mesi.

Al momento, le agenzie delle Nazioni Unite affermano che è difficile garantire che gli aiuti siano distribuiti in modo equo perché i rifugiati sono privi di documenti e si stanno ancora muovendo da un luogo all’altro.

Tommaso dal Passo