Il 1° gennaio, un tribunale del lavoro di Dhaka ha condannato l’83enne premio Nobel Mohammad Yunus e tre dei suoi colleghi ai sensi del Bangladesh Labour Act del 2006 e gli ha inflitto sei mesi di reclusione.
Secondo Amnesty International South Asia: “La condanna di Yunus è emblematica della situazione sotto assedio dei diritti umani in Bangladesh, dove le autorità hanno eroso le libertà e costretto alla sottomissione i critici. L’insolita rapidità con cui si è concluso il processo contro Mohammad Yunus è in netto contrasto con i progressi a passo di lumaca in altri casi giudiziari relativi ai diritti dei lavoratori in Bangladesh. L’abuso delle leggi sul lavoro e l’uso improprio del sistema giudiziario per risolvere le vendette politiche costituisce una violazione del diritto internazionale sui diritti umani. Amnesty International ritiene che l’avvio di un procedimento penale contro Mohammad Yunus e i suoi colleghi per questioni che appartengono all’arena civile e amministrativa sia un palese abuso delle leggi sul lavoro e del sistema giudiziario e una forma di ritorsione politica per il suo lavoro e il suo dissenso”.
Il 7 marzo il Washington Post pubblica una lettera aperta al primo Ministro del Bangladesh sul trattamento riservato al premio Nobel Muhammad Yunus scritta da più di 170 personaggi di spicco a livello mondiale, tra cui quasi 100 premi Nobel. Nella lettera si legge: “Nutriamo profonda preoccupazione per il benessere del professor Yunus e per la sua capacità di contribuire al progresso umanitario in Bangladesh e nel mondo. Come sicuramente saprete, il contributo di Muhammad Yunus al Bangladesh – in particolare ai più poveri e ai più vulnerabili – così come al mondo, è riconosciuto e onorato in tutto il mondo. Per esempio: Il professor Yunus è una delle sette persone nella storia ad aver ricevuto il Premio Nobel per la pace, la Medaglia presidenziale della libertà degli Stati Uniti e la Medaglia d’oro del Congresso degli Stati Uniti, un gruppo che comprende Nelson Mandela, Martin Luther King Jr., Madre Teresa ed Elie Wiesel. Ha fondato la Grameen Bank nel 1976 e l’ha trasformata in un’istituzione di lotta alla povertà di fama mondiale con 9 milioni di mutuatari, il 97% dei quali donne, che ha tirato fuori milioni di persone dalla povertà ed è stato un modello per altri programmi di microcredito in tutto il mondo.”
E ancora si legge: “A metà degli anni ’80 la Grameen Bank iniziò ad offrire prestiti immobiliari di 200-500 dollari che hanno portato alla costruzione di robuste case rurali per più di 750.000 famiglie. Grameen Shakti, fondata e presieduta dal professor Yunus, ha installato più di 1,8 milioni di sistemi solari domestici e ha formato migliaia di donne rurali a installare e riparare questi sistemi. L’investimento lungimirante di Grameen Telecom, un’organizzazione no-profit da lui fondata, nella GrameenPhone, ha consentito la proliferazione dell’innovazione sociale in tutto il Bangladesh, come la creazione del Grameen Caledonian College of Nursing, la più grande scuola infermieristica privata del paese, quattro centri oculistici ospedali che si rivolgono ai poveri del paese, 150 cliniche di assistenza sanitaria di base e altro ancora. Ha fondato la Grameen America nel 2008 per fornire microcredito alle persone a basso reddito negli Stati Uniti, per lo più per importi inferiori a 2.500 dollari. Sta per superare il traguardo dei 3 miliardi di dollari prestati e ha un tasso di rimborso del 99%. Muhammad Yunus non ha beneficiato finanziariamente dal suo coinvolgimento in Grameen Telecom o GrameenPhone. Piuttosto, si è dedicato alle missioni di lotta alla povertà delle numerose organizzazioni che ha fondato e vive modestamente a Dhaka”. “È quindi doloroso vedere il Prof. Yunus, un uomo dall’integrità impeccabile, e il lavoro della sua vita ingiustamente attaccati, ripetutamente molestati e indagati dal vostro governo.
Riteniamo che uno dei ruoli più importanti del governo sia quello di creare un ambiente in cui gli imprenditori tradizionali e sociali possano prosperare.”
Purtroppo l’appello finisce nel vuoto. La colpa del professor Yunus di fatto è quella di essere inviso al primo Ministro Sheikh Hasina Wazed che ha cominciato a formulare accuse contro di lui a partire dal 2010.
Il processo al Nobel per la pace inizia a maggio 2023. Il 30 maggio 2023, quando la Commissione anticorruzione (ACC) ha presentato un First Information Report (FIR) in cui affermava che il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus faceva parte di un gruppo di 13 persone che avevano commesso reati di “falsificazione”, “imbroglio”, “abuso di fiducia” e “riciclaggio di denaro” ai sensi del codice penale (1860) nonché reati della legge sulla prevenzione del riciclaggio di denaro (2012). La FIR è stata ora trasmessa al tribunale sotto la cui giurisdizione si trova il procedimento penale.
I reati denunciati nel FIR si riferiscono a un accordo finanziario del valore di 409,69 crore di Taka (37,1 milioni di dollari) concordato tra Grameen Telecom e il suo sindacato che rappresentava 164 dipendenti che avevano lavorato presso l’azienda in un periodo compreso tra il 2010 e il 2022. Grameen Telecom, è una società senza fini di lucro il cui presidente del consiglio di amministrazione è Muhammad Yunus, anche fondatore della Grameen Bank. La società possiede una quota di minoranza in Grameenphone, la più grande compagnia di telefonia mobile del paese, e utilizza i dividendi che riceve attraverso queste azioni per finanziare le imprese sociali.
Tra gli altri 12 imputati figurano altri sei consiglieri di amministrazione della Grameen Telecom, l’amministratore delegato della società, tre leader sindacali e due avvocati che rappresentavano il sindacato dal 2017. Nella FIR, l’ACC avanza due affermazioni fondamentali. Innanzitutto che l’accordo transattivo tra azienda e sindacato era “falso”. In secondo luogo, utilizzando questo “falso” accordo, il consiglio di amministrazione dell’azienda è “colluso” nel “trasferimento illegale” di ben 26,22 milioni di Taka sul conto bancario del sindacato, e la maggior parte di questo denaro è stata poi sottratta indebitamente da i leader sindacali e i loro avvocati. Il FIR, secondo netranews, è scritto in maniera confusa, l’ACC afferma che l’importo di denaro trasferito illegalmente/appropriato indebitamente era di Taka 26,22 crore, Taka 25,22 crore e Taka 1,63 crore. In realtà l’azienda ha pagato il denaro per conformarsi alle disposizioni del Bangladesh Labour Act (2006, BLA) che richiede che il 5% dei profitti annuali di un’azienda venga distribuito tra i dipendenti dell’azienda e vari fondi di welfare dei lavoratori – di cui l’80% va ai lavoratori e il restante 20% ai fondi.
Di recente il pioniere della microfinanza è accusato dal primo Ministro bengalese di “succhiare il sangue” dei poveri e in risposta Yunus ora si trova ad affrontare più di 100 altre accuse per violazioni del diritto del lavoro e presunta corruzione.
Hasina e Yunis sono due facce della medaglia Bangladesh, sono rivali in politica e soprattutto Yunus ha ricevuto il Nobel per la pace che si aspettava di ricevere Hasina. Ma a quanto pare non sono questi i veri motivi per cui Hasina sta portando avanti una vera e propria persecuzione nei confronti di Yunus. L’Awami League, il partito politico guidato da Hasina, ha messo Yunus sul banco degli imputati molto prima che rendesse pubbliche le sue ambizioni politiche o vincesse il Nobel. Abdul Jalil, segretario generale della Lega Awami, ha rifiutato pubblicamente di accettare Yunus come capo del governo ad interim senza partito per supervisionare le elezioni parlamentari un mese prima di ricevere il premio e cinque mesi prima che rivelasse la sua intenzione di unirsi alla politica.
L’atteggiamento bellicoso dell’Awami League nei confronti di Yunus derivava in parte dalle informazioni ricevute da Hasina dall’India. Nuova Delhi e Washington erano sulla stessa lunghezza d’onda riguardo al Bangladesh su quasi tutto, tranne su uno: l’India si è opposta a dare spazio politico alla teocratica Jamaat e-Islami in Bangladesh. Ma gli Stati Uniti temevano che la Jamaat potesse diventare estremamente radicale se fosse stata relegata alla clandestinità. Delhi era anche preoccupata che Washington volesse che Yunus sostituisse Hasina, una fedele alleata indiana.
Nel dicembre 2006 a Dhaka circolavano voci secondo cui l’America non voleva né Hasina né l’ex primo Ministro Khaleda Zia vincessero le elezioni fissate per il 2007. Mohan Kumar, segretario congiunto per il Bangladesh presso il Ministero degli Esteri indiano, ha detto a un diplomatico americano a Nuova Delhi che le fonti continuavano a riferiscono che gli Stati Uniti stavano posizionando il vincitore del premio Nobel 2006 per candidarsi alle elezioni.
Lucia Giannini