BANGLADESH. Epidemia su Bhasan Char, l’isola che ospita i Rohingya

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Più di un quarto dei circa 18.000 rifugiati Rohingya sull’isola bengalese di Bhasan Char, starebbe soffrendo di un’improvvisa epidemia diarroica.

Stando a Asia Times, il Bangladesh avrebbe potuto evitare una tale epidemia se il governo, come precedentemente pianificato, avesse permesso agli esperti tecnici e umanitari di visitare Bhasan Char per determinare le esigenze di sicurezza e protezione. Invece, le autorità hanno trasferito migliaia di rifugiati sull’isola senza prima assicurarsi che avesse un’adeguata assistenza sanitaria e accesso alle risorse sulla terraferma.

Il dottor Tanvir Anwar, un medico dell’isola, rirpota il Daily Star che il sistema sanitario di Bhasan Char è sopraffatto dall’epidemia e che le strutture mediche stanno respingendo chiunque abbia altre malattie; ha detto che le persone vengono curate nei corridoi e sul pavimento e che c’è una «crisi di medicine perché la malattia sta aumentando rapidamente».

Human Rights Watch hanno avuto conferme dai rifugiati sull’isola, aggiungendo che le persone con altre malattie sono state allontanate dalle strutture sanitarie, perché gli ospedali non possono più accoglierli; inoltre, le forniture di emergenza dalla terraferma sono state ritardate a causa delle piogge della stagione dei monsoni.

Da quando il governo del Bangladesh ha proposto Bhasan Char come soluzione al sovraffollamento dei campi profughi di Cox’s Bazar, dove vivono quasi un milione di rifugiati Rohingya, le Nazioni Unite, gli esperti umanitari e i gruppi per i diritti hanno fatto notare che la lontananza dell’isola e la sua posizione in acque soggette a cicloni, tra le altre preoccupazioni, la rendono inadatta ad una abitazione sicura e sostenibile. Un recente rapporto di Hrw ha scoperto che le strutture sanitarie sull’isola sono gravemente inadeguate e che non c’è capacità di assistenza medica di emergenza.

Le autorità devono oggi trasportare le persone gravemente malate in barca o in elicottero all’ospedale più vicino sulla terraferma, che dista tre ore di barca più altre due ore di macchina. Il trasporto in elicottero è scarso. Anche solo scendere da Bhasan Char per le cure di emergenza richiede l’ottenimento di una serie di permessi e il superamento di ostacoli che, riporta Hrw, hanno impedito loro di cercare cure salvavita.

La posizione dell’isola e la mancanza di pianificazione del governo del Bangladesh non solo impediscono ai rifugiati di lasciare l’isola in caso di emergenza, ma impediscono anche alle persone sulla terraferma di portare sull’isola forniture mediche di emergenza, cibo, acqua e altre necessità.

L’attuale crisi fa presagire una calamità ancora maggiore durante la stagione dei monsoni, quando i servizi di barche ed elicotteri sono sospesi durante il maltempo. Il governo non ha indicato i suoi piani se un ciclone dovesse colpire e i rifugiati, insieme a diverse migliaia di funzionari e volontari del Bangladesh, rimanessero intrappolati sull’isola senza cibo, acqua o cure mediche sufficienti.

Lucia Giannini