Banca infrastrutturale per l’Asia

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CINA – Pechino 24/10/2014. La Cina e altri 21 paesi hanno deciso di dar vita ad una banca di sviluppo internazionale per finanziare progetti infrastrutturali in tutta l’Asia.

La mossa di Pechino ha attirato le critiche da parte degli Stati Uniti, e tre paesi invitati hanno disertato il lancio della banca avvenuto il 24 ottobre (nella foto). La Cina e gli altri paesi hanno lanciato la Infrastructure Asian Investment Bank: i paesi membri sono Myanmar, Vietnam, Laos, Cambogia, Vietnam e Filippine. Ne fanno parte anche altre nazioni dell’Asia meridionale: India, Pakistan, Bangladesh e Nepal. Il presidente Xi Jinping si è incontrato con i membri degli altri 21 paesi e ha detto che tutti hanno espresso il desiderio di perseguire lo sviluppo comune. Xi ha detto il nuovo istituto dovrebbe promuovere lo sviluppo regionale ed essere inclusiva e aperta. Tuttavia, tre paesi hanno disertato l’inaugurazione della banca: l’Indonesia, la più grande economia del Sud-Est asiatico, l’Australia e la Corea del Sud, anche se Seul ha detto che non ci sarebbe alcun motivo per non aderire alla banca se fossero soddisfatte determinate condizioni. La creazione della banca di sviluppo ha incontrato forti critiche da parte del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che ha detto direttamente ai cinesi che Washington accoglie sì l’idea di una banca infrastrutturale per l’Asia, ma insiste che soddisfi gli standard internazionali di governance e di trasparenza. Washington è preoccupata circa la natura ambigua della proposta attuale che potrebbe tagliare le gambe alla Banca Mondiale e alla Banca asiatica di sviluppo. Il 17 ottobre, il ministero cinese degli Esteri ha risposto a questa critica, dicendo che la banca è finalizzata a soddisfare le esigenze infrastrutturali della regione, aggiungendo che la Cina sta facendo questo passo per promuovere la solidarietà, e che la banca sarà supplementare e complementare ad altri istituti. La Cina aveva proposto la costituzione della banca più di un anno fa, e si prevede che inizi le operazioni nel 2015. La creazione della banca sta anche alimentando le preoccupazioni sulle possibili indebite influenze cinesi in Asia: Pechino sarà il più grande azionista con una quota del 50 per cento, e contribuirà fino a 50 miliardi di dollari di capitale. I sostenitori della proposta affermano che la banca, a differenza della Banca Mondiale e della Banca asiatica di sviluppo, si concentrerà su progetti infrastrutturali, invece di riduzione della povertà. Nel 2009 la Banca asiatica di sviluppo ha stimato che la regione avrebbe bisogno di 8.000 miliardi di dollari in investimenti infrastrutturali entro il 2020.