BANGLADESH – Dacca 12/05/2016. Il 10 maggio, in Bangladesh è stato impiccato Motiur Rahman Nizami, ex capo del più grande partito politico islamico del paese il Jammat-i-Islami.
L’accusa nei suoi confronti era di crimini di guerra commessi durante la guerra d’indipendenza del 1971. Tra i reati ascrittigli c’erano stupro e il genocidio, riporta Ndtv. Nizami, 72 anni, era stato condannato ad ottobre 2014 dal Tribunale penale internazionale del Bangladesh. Nizami, inoltre, era stato ministro nel governo del Bangladesh Nationalist Party tra il 2001 e il 2006. L’attuale governo era stato criticato fortemente per la mancanza di trasparenza nei processi condotti dal tribunale penale internazionale, accusato id mancanza di terzietà e trasparenza. È però improbabile una nuova ondata di scontri dopo l’esecuzione di Nizami. Decine di migliaia di sostenitori del Jamaat sono stati arrestati o uccisi dal 2013 ad oggi; la violenza delle repressone è stata tale che l’intera leadership è in latitanza o in esilio. Nel novembre 2015, il numero due di Jamaat fu impiccato sempre per crimini di guerra, dopo l’esecuzione si verificarono una sweire di proteste violente; stavolta però tutto si è svolto pacificamente.
Jamaat aveva invocato un giorno di preghiera e di uno sciopero nazionale in seguito al rifiuto della Corte Suprema di rivedere la decisione su Nizami: lo sciopero si era svolto pacificamente. Nizami è stato il quarto capo del Jamaat e il quinto leader dell’opposizione impiccato; almeno altri quattro leader sono stati processati e condannati per crimini di guerra. Tra di loro c’è il responsabile delle finanze di Jamaat, Mir Ali Quashem, che ha già perso l’appello contro la sua condanna a morte. Quashem potrebbe essere impiccato entro mesi se perdesse l’appello finale.
La repressione ha comunque radicalizzato alcuni degli avversari politici dell’attuale regime, e da qui le serie di omicidi di blogger e attivisti laici, rivendicati anche dallo Stato Islamico.