BALCANI. Spese per la difesa in aumento

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Il settore della difesa e della sicurezza costituisce un tema centrale alla luce del contesto geopolitico globale e degli impulsi europei e della NATO che spingono per aumentare le spese ed i bilanci da destinare alla difesa ed alla modernizzazione delle forze armate. Ciò si ravvisa in alcuni dei Paesi dei Balcani, quali Slovenia e Croazia, membri UE e NATO, ma anche nei soli membri NATO come Albania, Montenegro e Macedonia del Nord. La Serbia, invece, differisce perché nell’ultimo periodo è al centro di discussioni per il suo commercio e vendita di armi con diversi rapporti che smentiscono la politica ufficiale di Belgrado.

La nuova politica di difesa slovena riguarda sia la sicurezza militare che quella civile e non prevede tagli al bilancio. Il governo destinerà il 2% del PIL alla difesa e sicurezza già nel 2025, con un aumento graduale fino al 3% entro il 2030. Si valuta anche la possibilità di destinare fino al 3,5% del PIL agli investimenti diretti nella difesa, di cui l’1,5% per investimenti correlati, in linea con le richieste della NATO. A riguardo, proprio la Slovenia e altri 14 membri UE potranno derogare alle regole di bilancio dell’UE per aumentare la spesa per la difesa fino all’1,5% del PIL annuo tra il 2025 e il 2028, senza violare le regole fiscali. Questa virata al riarmo sul fronte interno non è condivisa da tutti nel Paese: infatti, la sinistra ha presentato una proposta per indire un referendum consultivo sull’aumento della spesa per la difesa, alla quale ha immediatamente risposto, il Ministro della Difesa Borut Sajović sottolineando che la spesa per la difesa e la sicurezza deve essere aumentata. Secondo lui, bisogna ascoltare tutte le opinioni e poi fare attenzione a garantire la sicurezza della Slovenia, ha affermato alla Commissione Difesa dell’Assemblea Nazionale, avvertendo anche che il dibattito sulla spesa per la difesa è stato politicizzato di recente. 

Va segnalato che il tema della spesa per la difesa è stato affrontato però anche in politica estera, poiché a margine della riunione dei Ministri della Difesa della NATO, Sajović ha dichiarato che la Slovenia rafforzerà la difesa aerea e le unità di elicotteri, per poi annunciare un accordo con la Germania per l’acquisto di tre batterie del sistema Iris-T a medio raggio. Tuttavia era emerso anche che il Consiglio Economico e Sociale (ESS) non ha concordato con la proposta di risoluzione sul programma generale a lungo termine di sviluppo ed equipaggiamento delle Forze Armate slovene fino al 2040, dato che non era chiaro come il governo avesse intenzione di finanziare le spese aggiuntive per la difesa. In seguito, lo stesso Ministero della Difesa ha approvato il primo lotto di 12 obici semoventi francesi CAESAR Mk II. A giugno il governo ha definito il limite massimo delle spese di bilancio aumentato per gli anni 2026 e 2027, rispettivamente a 17,50 miliardi di euro e a 17,86 miliardi di euro, proprio per includere la spesa aggiuntiva pianificata per la difesa, rimarcando ancora una volta che il tema della spesa per la difesa è centrale nel dibattito pubblico. 

Anche nella vicina Croazia il comparto difesa e sicurezza è in primo piano. Il Paese ha raggiunto l’obiettivo del 2% del PIL in spesa per la difesa ed è pronto a raggiungere il 3%, con piani e strategie chiari per tale obiettivo. Il governo ha attivato la clausola nazionale per derogare alle norme fiscali UE sulla spesa per la difesa e sta modernizzando le Forze Armate, sostituendo tecnologia militare orientale con quella occidentale. L’aumento degli investimenti nella spesa per la difesa faceva parte anche delle raccomandazioni che la Commissione europea ha fatto alla Croazia. Il bilancio del Ministero della Difesa è aumentato del 184% negli ultimi nove anni, raggiungendo 1,5 miliardi di euro, con circa il 30% destinato alla modernizzazione e agli equipaggiamenti. Di particolare rilievo lo svolgimento della seduta del Consiglio di Difesa, dopo oltre 3 anni, a cui hanno partecipato sia il premier Andrej Plenković che il presidente Zoran Milanović, adottando bozze della strategia per la sicurezza nazionale e del piano operativo per lo sviluppo delle Forze Armate, ora in fase di consultazione e iter legislativo. Inoltre, il ministro della Difesa Ivan Anušić ha partecipato alla riunione NATO, e in tale occasione ha ribadito che la Croazia è pronta ad assumere un ruolo guida per la produzione di piccoli droni FPV. 

E, rimanendo in tema di equipaggiamento militare, il governo ha ricordato di aver fornito all’Ucraina assistenza militare, economica, umanitaria e allo sviluppo per un valore di 315 milioni di euro. In più, a maggio è arrivato l’ultimo aereo Rafale acquistato, il 12°, completando così la formazione dello squadrone, con Anušić che però ha dichiarato che i paesi membri della NATO condurranno la sorveglianza dello spazio aereo croato fino alla fine di quest’anno, o al più tardi fino all’inizio dell’anno prossimo, quando i Rafale saranno completamente equipaggiati e i piloti addestrati. Il premier Plenković a giugno ha preso parte a Praga al 20° forum GLOBSEC sul rafforzare le capacità di difesa europee, sicurezza, piani per una nuova ambizione a livello NATO, che prevede il 5% del PIL per la difesa e le attività correlate, il 3,5% strettamente per la difesa e l’1,5% per gli investimenti in quelle attività che possono essere utilizzate sia per scopi militari che civili, ha affermato Plenković., aggiungendo che nel 2030, come accennato, dovrebbero raggiungere il 3% e qualche anno dopo, che probabilmente sarà la scadenza fissata a livello NATO, dovrebbero essere pronti per il 3,5%. 

Dal Montenegro, dopo lunghi mesi di veti incrociati e accuse reciproche a livello istituzionale si è trovata una quadra e il nuovo Capo di Stato Maggiore Generale delle Forze Armate, il Generale Miodrag Vuksanović, ha assunto l’incarico. Vuksanović ha incontrato il ministro della Difesa Dragan Krapović, con il quale ha scambiato opinioni sulle principali sfide per la sicurezza, sulle priorità del settore della difesa e sui piani per il miglioramento delle capacità delle Forze Armate. Si segnala di recente inoltre, l’adozione da parte del Parlamento della decisione sull’invio di membri delle Forze Armate del Montenegro (AVCG) alla Missione di assistenza militare dell’UE a sostegno dell’Ucraina (EUMAM UA). Krapović ha spiegato che la missione EUMAM fornisce addestramento ai membri delle Forze Armate ucraine in materia di difesa chimico-nucleare, aspetti medici e sminamento, nonché addestramento operativo per la preparazione delle compagnie.

Per quanto concerne l’Albania, il governo spende più del 2% del PIL per la difesa, in linea con gli impegni NATO, e sta negoziando con sei aziende straniere, tra cui Lockheed Martin e Elbit Systems, per la produzione di equipaggiamento militare. Le partnership saranno realizzate tramite il produttore statale di equipaggiamento militare Kajo, recentemente costituito. Infatti, per la Difesa il paese si colloca tra i principali paesi NATO che hanno speso di più in equipaggiamenti militari in percentuale sulla spesa totale, con una quota pari al 50% nel 2024, come riportato dal settimanale The Economist, collocandosi dietro a Polonia e Ungheria. Nel periodo 2014-2024, le autorità di difesa albanesi hanno speso circa 320 milioni di euro per l’acquisto di equipaggiamenti militari.

Anche la Macedonia del Nord sul 5% del PIL destinato alla spesa per la difesa, è attualmente tra i Paesi che stanno stanziando di più nella regione, circa il 2%, a detta del Ministro delle Finanza. Sempre nel settore difesa, l’UE ha confermato assistenza per potenziare l’esercito macedone con equipaggiamento per 40 milioni di euro. Infine, il ministro Vlado Misajlovski afferma che il rilancio dell’economia nazionale consentirà una maggiore spesa per la difesa.

Da ultimo la Serbia dove la centralità non è sulla questione dell’aumento delle spese per la difesa ma sulla vicenda della fornitura di armi. La Serbia ha notevolmente aumentato la fornitura di armi a paesi, tra cui Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Slovenia, per 20 milioni di euro. MenaDefense afferma che, nonostante i certificati di destinazione d’uso rilasciati, le armi prodotte in Serbia vengono acquistate da aziende occidentali per essere poi consegnate in Ucraina. Nonostante ciò, il presidente Aleksandar Vucic sostiene che il paese non invia armi né alla Russia né all’Ucraina, nonostante le accuse di possibili consegne attraverso paesi terzi. Tuttavia, sempre la fonte algerina, MenaDefense, riporta dettagli interessanti sulle crescenti esportazioni di armi serbe verso il mercato delle armi ucraine. Vučić avrebbe sancito un importante contratto tra l’azienda statale Jugoimport-SDPR e la società ceca Excalibur per la fornitura di razzi da 122 mm per i sistemi di lancio multiplo ucraini Grad. In campo economico ma anche politico, importanti le affermazioni di Vučić nelle quali ha affermato di essere l’unico in Europa a commerciare munizioni con Israele oggi e la Serbia ha esportato in Israele materiali militari per un valore di 42,3 milioni di euro nel 2024. Infine, in parlamento sono in discussione diverse proposte di legge che prevedono nuovi prestiti statali, che potrebbero portare il Paese in debito per ulteriori 2,4 miliardi di euro, con il prestito più rilevante è quello che la Serbia sta ottenendo per l’acquisto dei Rafale francesi.

Paolo Romano

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