
Le criptovalute sono un mondo relativamente nuovo, ma sempre più rilevante. Nei Paesi dei Balcani, l’interesse per le criptovalute è in crescita, un settore in espansione, con una presenza di eventi, startup e comunità legate a questo universo. Tuttavia, il quadro normativo e l’adozione reale variano notevolmente da Stato a Stato, e la regione si trova ancora in una fase di sviluppo rispetto all’Europa occidentale. La maggior parte dei Paesi balcanici non ha ancora adottato regolamentazioni specifiche e dettagliate sulle criptovalute, ma si osserva un approccio generalmente prudente e attendista. In molti casi, le criptovalute non sono né vietate né pienamente regolamentate, il che lascia spazio a iniziative imprenditoriali ma crea anche incertezza per gli investitori.
Iniziando dalla Slovenia, paese UE, il dato più saliente è quello di aprile quando il Ministero delle Finanze ha proposta un’aliquota del 25% sui profitti da criptovalute e derivati a partire dal 2026, in linea con le regolamentazioni internazionali, che mira a una maggiore regolamentazione, trasparenza e scambio di dati. La legge, che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2026, tasserà gli utili realizzati da una persona fisica residente in Slovenia nell’anno fiscale derivante dalla cessione di criptovalute. Da notare che a febbraio la polizia di Maribor stava indagando su una frode online legata alle criptovalute dove sono andati persi 70 mila euro.
Il Montenegro è il Paese più attivo in materia ed il tema delle criptovalute è da osservare con attenzione. È meta anche di imprenditori legati alle criptovalute. Infatti, nell’agosto 2024 l’ex magnate delle criptovalute polacco Roman Zimian, è stato arrestato a Pogdorica, dichiarandosi innocente dalle accuse di truffa e ha contestato in particolar modo la richiesta di estradizione avanzata dalla Corea del Sud, nazione in cui sostiene di non essere mai entrato. Mentre, a gennaio di quest’anno, parola fine si è potuto dire sul caso giudiziario, che tanto ha suscitato dibattimento, dell’ex re delle criptovalute, il sudcoreano Kwon Do, con il ministro della Giustizia Bojan Božović che ha autorizzato la sua estradizione negli Stati Uniti d’America, dopo che la Corte Suprema ha emesso una sentenza affermando che le condizioni prescritte dalla legge sono state soddisfatte.
Una vicenda emersa ad aprile, sempre in Montenegro, è stata quella del possesso delle criptovalute dai parte dei funzionari pubblici, poiché lo dichiarano sempre più spesso ma i dati sul valore delle risorse digitali non sono disponibili al pubblico il più delle volte. Secondo la legge sulla prevenzione della corruzione, i funzionari pubblici sono tenuti a presentare annualmente relazioni sui propri redditi e beni all’Agenzia per la prevenzione della corruzione (APC). Il primo ministro Milojko Spajić ha attestato nella sua dichiarazione patrimoniale di possedere bitcoin (BTC), ethereum (ETH), binance coin (BNB) e tether (USDT), acquisiti tramite acquisto, ma non ha dichiarato quante criptovalute possiede né il loro valore.
La startup montenegrina Perper.net ha lanciato a maggio la stablecoin EUROPE (EURO Perper), la prima valuta digitale stabile montenegrina ancorata all’euro, che opererà sulla blockchain di PlumeNetwork. Da ricordare che la Banca centrale del Montenegro (CBCG) ha avviato una collaborazione con Ripple, fornitore di soluzioni crittografiche e blockchain, nel 2023 per sviluppare una strategia e un programma pilota per il lancio della valuta digitale CBCG o stablecoin nazionale. Il progetto è stato temporaneamente sospeso in attesa delle decisioni regolamentari europee, in particolare riguardo al digital euro. Questo argomento comporta rischi interni e potenziali problemi di infiltrazioni criminali, motivo per cui la vigilanza e la regolamentazione sono fondamentali in questa fase di sviluppo.
In Albania a fine 2024 la presenza dell’OSCE ha facilitato un incontro di scambio presso l’Ambasciata italiana a Tirana, incentrato sulle indagini finanziarie relative al riciclaggio di denaro tramite criptovalute, evento volto a promuovere lo scambio di esperienze e buone pratiche tra le forze dell’ordine italiane e albanesi. Un segnale importante dell’interesse crescente è “Balkans Crypto 2025”: la prima conferenza blockchain e Web3, che si è tenuta a Tirana dal 29 maggio al 1° giugno. L’evento ha rappresentato un punto di riferimento per operatori, investitori e istituzioni della regione, con oltre 7500 professionisti, sottolineando la volontà dei Balcani di posizionarsi come hub emergente per blockchain e criptovalute e nello specifico Tirana è stata scelta come sede per il suo ruolo emergente come hub tecnologico nei Balcani. Inoltre va considerato anche che l’Albania ha introdotto un quadro normativo specifico per il settore crypto, rendendola una delle nazioni della regione più aperte all’adozione della blockchain. Infatti, nel 2019 il governo aveva avviato una consultazione pubblica su una legge, “Fintoken Act”, con il fine di regolamentare l’uso delle criptovalute, gli investimenti e l’applicazione della tecnologia blockchain, mentre nel novembre 2021 sono stati approvati da parte delle autorità due regolamenti sull’adeguatezza patrimoniale, i fondi propri e i requisiti per le entità (i soggetti di licenza) che operano e che esercitano l’attività come agenti di token digitali (rappresentazioni digitali di valore o diritti che possono essere utilizzati per diverse finalità, come pagamenti, accesso a servizi, o rappresentazione di beni. Esistono diverse tipologie di token fra cui quelli fungibili e quelli non fungibili, NFT). Infine, l’Albania tassa le plusvalenze derivanti dalle criptovalute, ma le specifiche tecniche non sono ancora state definite con chiarezza. Ciò avviene in quanto il governo su raccomandazione del FMI e della Banca Mondiale sta lavorando per regolamentare e tassare le criptovalute, con l’obiettivo di allinearsi agli standard internazionali.
Pure la Macedonia del Nord è sulla strada delle crypto. A dicembre scorso l’esecutivo ha proposto la legalizzazione dell’uso di criptovalute, con il primo ministro Hristijan Mickoski che ha sostenuto che lo Stato sarà fra i primi paesi della regione a farlo. Infatti, nell’ultimo periodo si segnala la crescita del settore delle criptovalute, a cui però non fa ancora seguito una regolamentazione adeguata. Il governo macedone sta contattando alcuni dei più grandi nomi del settore crypto, ma deve ancora definire le regole per un settore che vanta già migliaia di “giocatori”. Nella Macedonia del Nord le criptovalute non sono regolamentate, il che significa che chi ha investito non ha un modo chiaro per integrare questi asset nel sistema finanziario ufficiale. Mickoski ha promesso di regolamentare il mercato delle criptovalute, sostenendo che ciò avrebbe portato più denaro nel Paese e nelle casse dello Stato. La mancanza di regolamentazione e supervisione apre le porte a transazioni illegali, riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo, mentre chi ha semplicemente investito nel mercato delle criptovalute può trovarsi ad affrontare una serie di problemi, dalla tassazione impropria al rifiuto dei fondi da parte delle banche.
Paolo Romano
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