
Le questioni energetiche sono di primaria rilevanza nei Balcani negli ultimi anni, registrando un attivismo significativo, che in precedenza non era assolutamente pervenuto. Vari progetti di gasdotti ed interconnessioni sono in corso, o in fase di progettazione o di realizzazione, oppure alcuni collegamenti sono diventati operativi, garantendo ed assicurando seppur in maniera ridotta un miglior approvvigionamento energetico. Fra i Paesi dei Balcani spicca la Croazia, che in particolare negli ultimi anni ha incrementato la diversificazione, grazie anche al terminale degli impianti di GNL, il gas naturale liquefatto, ed aspira a ricoprire un ruolo di primo livello nei Balcani per le questioni energetiche e si candida a diventare ed essere l’hub regionale per l’Europa sud-orientale, in particolare per il gas, data la sua posizione geografica, ma anche la collocazione dei gasdotti come lo IAP, Ionic-Adriatic Pipeline, o il southern gas interconnection tra Croazia e BiH. Alcuni Stati però affrontano difficoltà dovute all’innalzamento dei prezzi dell’elettricità o la liberalizzazione del mercato che hanno ricadute a cascata anche in diversi altri settori e ambiti.
La geopolitica energetica dei Balcani occidentali è caratterizzata da una forte dipendenza dalle fonti tradizionali, da una crescente attenzione alle rinnovabili e da una posizione strategica tra Europa, Russia e Turchia. Infatti, i Balcani si trovano in una posizione intermedia da un punto di vista geografico, ma allo stesso tempo strategica, poiché la questione del gas tra Russia e Stati Uniti vede nei Balcani il termini di alcuni gasdotti. La conseguenza dell’inizio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022, è stata lo scoppio di un’altra crisi a livello europeo, ovvero quella energetica, per la mancanza di approvvigionamenti per l’energia, il gas e il petrolio. Se da un lato la Russia con il suo gas rifornisce in gran parte il mercato di questi Paesi, gli USA stanno cercando, attraverso il GNL, che arriva nei porti grazie alle navi americane, di conquistare una spicchio di mercato più significativo, con risultati discreti, ossia almeno in Croazia e Bulgaria ci sono riusciti, siglando contratti di approvvigionamento per la fornitura, grazie anche alle infrastrutture presenti, i terminali nei porti.
Partendo dalla Slovenia, il basso costo dell’elettricità era un vantaggio competitivo per l’industria slovena prima della guerra in Ucraina. Infatti, in passato, le aziende slovene pagavano circa il 20% in meno rispetto alla media UE. Attualmente, però, il costo dell’elettricità per le imprese slovene è superiore alla media UE, penalizzando la competitività rispetto sia ai paesi extraeuropei che a quelli dell’UE. Di recente, invece, il governo ha affrontato il tema ambientale, approvando la proposta di legge sul clima, che dovrebbe, a detta del Ministro competente, fornire sostegno alle tecnologie pulite e agli investimenti nella riqualificazione energetica degli edifici, nonché maggiore supporto all’economia per la transizione verde. Da ricordare che nel 2024 la società slovena Geoplin ha firmato il primo accordo per la fornitura di gas naturale azero con la compagnia petrolifera statale SOCAR, aggiungendosi alla lista di paesi UE importatori di gas naturale azero, mentre a maggio di quest’anno la stessa Geopolin, società del gruppo Petrol, la più grande azienda energetica slovena a partecipazione statale, ha annunciato che la Slovenia si è assicurata una fornitura di gas ininterrotta per i prossimi anni tramite un accordo con la società algerina Sonatrach. Il contratto per la fornitura di gas naturale algerino è stato prorogato dopo la visita del presidente algerino Abdelmadjid Tebboune a Lubiana.
Proprio la Croazia, come detto, si è distinta nel settore energetico ed è diventato il Paese dei Balcani più virtuoso, tant’è che il ministro dell’Economia Ante Šušnjar ha affermato che la nazione si ravvisa come punto di ingresso per merci e capitali dall’Est e dall’Ovest, come hub di trasporto e logistica per l’Europa, aggiungendo che il porto di Fiume, i corridoi verso l’Europa centrale, il terminale GNL di Veglia (Krk), confermano che il Paese è una destinazione geostrategica chiave. Anche se è emerso dalle raccomandazioni che la Commissione europea ha fatto alla Croazia nel 2025, oltre ad accelerare l’attuazione del piano nazionale per la ripresa e la resilienza, dei programmi di coesione, di affrontare il problema dei prezzi elevati dell’elettricità per le imprese.
In Bosnia ed Erzegovina, invece, la situazione è sempre problematica, perché la politica e le questioni energetiche sono legate a doppio mandato. Infatti, il presidente della RS, Milorad Dodik, in una delle sue numerose dichiarazioni ha detto che la crisi costituzionale in BiH non è dovuta al rispetto dei valori europei o degli accordi di Dayton, ma della lotta per il controllo delle risorse naturali strategiche del continente europeo, poiché la RS poggia su una vasta riserva di minerali non comuni, quali litio, boro, stronzio, sodio e potassio, per un valore di 100 miliardi di dollari.
In Montenegro, dopo anni di perdite, il sistema di distribuzione elettrica montenegrino (CEDIS) ha avviato nuovi progetti importanti. Tra questi, un progetto di gestione della rete SCADA digitale da 35 milioni di euro in collaborazione con la BERS e un progetto di decarbonizzazione da 21 milioni di euro con la Banca Mondiale. Nel 2024, CEDIS ha registrato ricavi operativi per 130 milioni di euro e un utile netto di circa mezzo milione, investendo 27,5 milioni di euro. Il ministro dell’Energia e delle Miniere, Admir Šahmanović, ha confermato l’interesse di investitori dagli Emirati Arabi Uniti, Francia e Stati Uniti per il settore energetico. Il sostegno della BERS e il partenariato strategico con l’Italia sono considerati un pilastro per l’integrazione energetica e l’armonizzazione normativa con gli standard europei. Proprio la BERS e l’UE stanno inoltre sostenendo la transizione verde del Montenegro attraverso il programma “SME Go Green”, che prevede 145 milioni di euro di linee di credito e assistenza tecnica per le piccole e medie imprese nei Balcani occidentali. Proprio di recente, durante l’incontro tra il sindaco di Bar e l’ambasciatrice slovena, si è parlato del progetto di costruzione di una centrale elettrica per la produzione di energia elettrica da gas di discarica presso la discarica controllata di Možura, del valore di 1,4 milioni di euro.
Srbijagas, la società statale serba per la fornitura di gas, ha dichiarato che la Serbia ha raggiunto un accordo preliminare con la russa Gazprom per aumentare i suoi acquisti annuali di gas da 2 a 2,5 miliardi di metri cubi. In seguito è stato firmato un allegato che consentirà il riempimento degli impianti di stoccaggio di gas a Banatski Dvor e in Ungheria prima della stagione del riscaldamento. Non ci saranno aumenti del prezzo del gas per le famiglie, mentre i prezzi per le imprese saranno ancora più bassi con il nuovo accordo, fanno sapere da Srbijagas. La stessa Srbijagas nel 2024 ha registrato un utile netto pari a quasi 72 milioni di euro, ma con un indebitamento pari a 654,5 milioni. Da osservare con attenzione la questione delle sanzioni che gli Stati Uniti avevano annunciato ad inizio anno contro la NIS, l’industria petrolifera serba, legate alla significativa presenza di capitale russo nell’azienda, tramite Gazprom e Gazprom Neft, che detengono la maggioranza delle quote. Tuttavia sono state ripetutamente rinviate ed ora la nuova scadenza è fissata al 27 giugno. La novità più rilevante riguarda un tema molto sentito nella società civile, che ha portato a proteste di massa nei mesi precedenti, ovvero la decisione presa dalla Commissione Europea di includere il progetto Jadar, su terreni agricoli nella Serbia occidentale, nell’elenco dei 13 progetti strategici nel campo delle materie prime chiave nei paesi terzi. Infine, in vista dell’EXPO del 2027 a Belgrado, le società Energotehnika-Južna Bačka e Beofragment si sono aggiudicate tre contratti da Elektrodistribucija Srbije per la costruzione dell’infrastruttura di alimentazione elettrica.
Dal Kosovo emerge negli ultimi mesi un topic delicato: un acceso dibattito sulla liberalizzazione del mercato energetico. La Camera di commercio che rappresenta oltre 700 aziende, esprime seria preoccupazione per questo rapido processo, avvertendo di conseguenze negative per economia, consumatori e stabilità economica. L’Ufficio di regolamentazione dell’energia (RUE) ha confermato la transizione verso un mercato energetico libero a partire dal 1° giugno, ma ha dichiarato che non consentirà abusi di prezzo da parte degli operatori. Anche la Camera di Commercio americana aveva chiesto di ritardare l’entrata in vigore della liberalizzazione per i rischi economici e occupazionali. Nonostante ciò, il ministro dell’Economia, Artane Rizvanoli, ha annunciato che dal 1° giugno la Kosovo Energy Corporation (KEK) ha iniziato a fornire energia alle aziende sul mercato libero. In conseguenza di ciò, la Camera di commercio kosovara ha avviato una causa presso la Corte fondamentale di Pristina contro la decisione di liberalizzare il mercato elettrico. Proseguono pure negli ultimi giorni i pareri contrari alla liberalizzazione del mercato energetico, definito un vicolo cieco per le imprese dalla Camera di Commercio Americana.
In Albania sono stati approvati progetti per la costruzione di due centrali fotovoltaiche a Fier e Kolonja, in linea con la strategia nazionale di sviluppo sostenibile e transizione verde. Inoltre, il vice Ministro delle Infrastrutture e dell’Energia, Ami Kozeli, ha annunciato che 8.000 famiglie riceveranno sovvenzioni per le energie rinnovabili. Il programma, previsto per il periodo 2024-2027, rientra nell’ambito dell’assistenza IPA III dell’UE, ed ha un budget totale di 79 milioni di euro.
Da ultimo la Macedonia del Nord, dove di particolarmente rilevante si segnala che è stato avviato il processo tecnico per l’integrazione del mercato energetico macedone in quello europeo; mentre sulle risorse minerarie, la ministra dell’Energia sottolinea il ruolo dei minerali essenziali nella politica energetica e la possibilità per la Macedonia di diventare parte della soluzione tramite un uso sostenibile delle risorse, cooperazione regionale e standard ambientali elevati, lo sviluppo di capacità di lavorazione e stoccaggio. Infine, da registrare che il gasdotto con la Grecia è in costruzione dopo una situazione di stallo, perché il precedente governo aveva creato un capitolato d’oneri non conforme ai criteri, ha dichiarato il premier Hristijan Mickoski, esprimendo la speranza che i lavori sull’interconnettore settentrionale con la Serbia inizino presto.
Paolo Romano
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