BALCANI. Bruxelles rafforza la presenza di EUFOR in Bosnia Erzegovina

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La crisi ucraina riguarda direttamente anche i Balcani: subito dopo l’invasione russa in Ucraina, l’Unione europea ha deciso di inviare cinquecento riserve per rafforzare i contingenti EUFOR in Bosnia Erzegovina. Si tratta dell’Operazione Althea, la missione di peacekeeping dell’Unione europea che nel 2004 ha sostituito quella della NATO nel compito di monitorare l’implementazione degli Accordi di Dayton.

Bruxelles teme che il riconoscimento da parte di Mosca dell’indipendenza delle due repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk nel Donbass e la successiva invasione russa in Ucraina possano incoraggiare le tendenze separatiste della Repubblica Srpska. Già nei mesi scorsi in Bosnia Erzegovina erano aumentate le tensioni interne a causa delle richieste da parte di Banja Luka e del Membro serbo della Presidenza Milorad Dodik di una maggiore autonomia per la repubblica federata serba: il conflitto in Ucraina rischia ora di aggravare la situazione.

Secondo molti le richieste di una maggiore autonomia, che se accontentate porterebbero a una sostanziale revisione dell’Accordo di Dayton e dell’assetto istituzionale della Bosnia Erzegovina, godrebbero del consenso del Cremlino. In effetti, il governo di Sarajevo ha da tempo espresso l’intenzione di entrare a far parte della NATO, posizione sostenuta dai rappresentanti bosgnacchi e croati. Già nel 2019, Dodik affermò che la possibilità di un ingresso nell’Alleanza atlantica avrebbe significato la “fine della Bosnia Erzegovina”.

Anche in questo caso, Mosca sarebbe interessata ad approfittare delle divisioni interne per tenere il paese fuori dall’orbita della NATO. In questo ovviamente gioca un ruolo essenziale anche la Serbia, unico paese europeo a non aver preso una posizione ufficiale sull’invasione russa in Ucraina. A Belgrado, il Presidente serbo Aleksandar Vučić è ben consapevole del fatto che il paese si trova sotto la pressione di entrambe le parti.

Serbia e Bosnia Erzegovina restano gli unici paesi dell’area balcanica a non aver raggiunto l’alleanza atlantica, oltre al Kosovo che vorrebbe approfittare della situazione per ottenere il riconoscimento da parte di alcuni paesi membri come Spagna e Grecia e l’ingresso nella NATO. La posizione di Belgrado è quindi cruciale per la stabilità dell’intera regione, che a partire dalla Bosnia Erzegovina rischia di risentire direttamente e indirettamente degli effetti del conflitto in Ucraina.

Carlo Comensoli