BAHREIN. Sciolto definitivamente il Wefaq

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La Suprema corte del Bahrain ha rigettato il ricorso presentato dal principale gruppo di opposizione sciita del paese, la Società Nazionale Islamica al-Wefaq, contro la sua dissoluzione. La sentenza rientrerebbe così nella politica di repressione del dissenso che il regime di Al Khalifah sta portando avanti da tempo.

La Corte del Bahrein ha negato le motivazioni, e ha confermato la sentenza precedente sulla dissoluzione di al-Wefaq e la confisca dei suoi beni.

La decisione è arrivata tre mesi dopo il ricorso contro un ordine del tribunale che imponeva lo scioglimento: il 17 luglio 2016, infatti, l’Alta Corte Amministrativa del Bahrein aveva ordinato lo scioglimento di al-Wefaq e il sequestro dei suoi fondi, riporta Press Tv.

La sentenza del tribunale aveva attirato le critiche da parte delle Nazioni Unite, l’allora Segretario Generale Ban Ki-moon descrisse la dissoluzione come «l’ultimo di una serie di restrizioni dei diritti di riunione pacifica, libertà di associazione e libertà di espressione in Bahrein».
Il ministero della Giustizia del Bahrein aveva sospeso le attività del gruppo di opposizione il 14 giugno 2016.

Il religioso sciita di opposizione Ali Salman, guida di al-Wefaq, è stato arrestato nel dicembre 2014; è stato poi condannato il 16 giugno 2015 a quattro anni di carcere per «aver insultato pubblicamente il ministero degli Interni» e «istigato pubblicamente altri a disobbedire alla legge», attraverso i suoi discorsi.

Al processo di appello, la Suprema corte di Appello del Bahrein ha portato, nel maggio 2016, gli anni di detenzione di Salman a nove, con l’accusa di incitamento alla violenza e per l’organizzazione di manifestazioni anti-regime.
Il 20 giugno 2016, le autorità del Bahrein hanno anche spogliato il leader spirituale di al-Wefaq, lo sceicco Isa Qassim, della sua cittadinanza.

Il regime di Manama ha accusato Qassim di aver raccolto fondi in maniera illegale, di riciclaggio di denaro e di aver favorito il terrorismo.

Tommaso dal Passo