Rivoluzione in Pole Position

71

BAHREIN – Manama. Nuova serie di proteste anti sistema sconvolgono il Golfo Persico. Nell’occhio del ciclone: il Bahrein e il prossimo Gran Premio di F1.

Pesanti scontri si sono susseguiti in tutto il Bahrein tra manifestanti anti-governativi e forze di sicurezza in vista del Gran Premio di Formula 1 previsto per il 21 aprile (AGC: Un clic per la rivoluzione). Il principale partito d’opposizione del Bahrein, al-Wefaq, aveva annunciato che grandi proteste si sarebbero tenute il 19 aprile. I gruppi democratici hanno chiesto che la corsa venga annullata per lo scarso rispetto dei diritti umani nel regno e per la lentezza delle riforme. Le rivolte erano cominciate nel febbraio 2013, nell’anniversario delel prime sommosse avvenute due anni prima. E puntualmente le forze di polizia avevano reagito duramente. La casa regnante, sunnita, come ha sempre fatto, ha accusato la popolazione sciita di voler spaccare il Paese e l’Iran di ingerenza. Il principe ereditario del Bahrain, Salman bin Hamad Isa Al Khalifa, ha ammesso il suo paese «non è perfetto», ma insiste sul fatto si stiano facendo progressi, e che il Paese è «in una posizione migliore rispetto allo scorso anno». Ha poi esortato il Bahrein a non politicizzare la gara. Gli al Khalifa, originari del Qatar e in Bahrein dalla fine del secolo XVIII, governano un Paese a maggioranza sciita con pugno di ferro, pur dimostrandosi più tolleranti e apeti verso le altre confessioni monoteiste. Il presidente F1A Jean Todt, ha detto, in una e-mail, che  è «nostra ferma convinzione che lo sport, e il Gran Premio di F1, possono avere un effetto positivo e ld essere di aiuto in situazioni in cui il conflitto, il disagio sociale e le tensioni stanno causando problemi». La settimana precedente, Bernie Ecclestone aveva precisato che il Bahrein è un posto sicuro per correre e ha detto che la manifestazione sarebbe andata avanti come da programma.