Centomila combattenti per ISIS

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ITALIA – Roma 23/10/2014. Il numero delle truppe a disposizione dello Stato islamico supera le 100.000 unità se si includono i gruppi più piccoli affiliati ad esso.

Poi c’è anche Jabhat Al Nusra che pur non essendo tecnicamente allineato con Is, ha “collaborato” su singoli obiettivi come altri gruppi più piccoli in Siria.
Le forze dello Stato islamico assommavano a 80mila uomini a febbraio 2014 secondo una testimonianza recentemente rilasciata al Congresso Usa. Occorre dimenticarsi della cifra di 30mila uomini, forza stimata nella prima metà del 2013. Mentre molta attenzione è stata focalizzata sulla Kobani e Baghdad, lo Stato islamico ha preso circa 300 villaggi nel nord della Siria tra Dabiq e Kobani, aggiungendo peso politico e forza di manovra al Califfato sunnita. Questo dato ha attirato ancora più combattenti provenienti da Medio Oriente, Africa centrale, Mena, e gli “stan” asiatici e ben oltre il Medio oriente; l’unica parte del mondo dove sembra meno efficace il reclutamento è l’America Latina. Continua ad essere sottovalutato un aspetto dello Stato Islamico, la sua limitazione nell’approvvigionamento bellico per mezzi e combustibili. E inoltre, la linee logistiche di rifornimento verso Kobani o Fallujah apparentemente vengono lasciate in pace mentre se battute potrebbero creare seri danni tattico-logistici alle forze del Califfato. La diversione di Kobani ha facilitato l’avanzata ad est di Baghdad, con posizionamenti a nord, ovest e sud della capitale irachena.
La presenza nei pressi di Abu Ghraib è ormai acclarata e inquietante perché da alle forze del Califfato la possibilità di poter bombardare la capitale irachena. Il doppio fronte Baghdad-Kobani sarà gestito dallo Stato islamico in maniera da tenere costante la pressione sugli avversari. Lo Stato islamico è in grado di spostare e sposterà uomini, armi ed equipaggiamenti a seconda delle esigenze. Baghdad ha già visto una nuova ondata di attacchi Vbied tesi a mostrare alla popolazione della capitale irachena che il governo non garrisce la sicurezza. Inoltre, lo Stato islamico ha già iniziato una campagna di omicidi mirati in ed intorno a Baghdad e nella zona di Fallujah. Si starebbe replicando, migliorata, una strategia messa in atto da Abu Musab al Zarqawi tra il 2005 e il 2006 e poi fatta fallire dalle forze Usa. Oggi, nel vuoto creata dall’assenza di deterrenza di una forza terrestre, Is ha “campo libero”, se non per la presenza di milizie sciite nella cintura della capitale come l’Esercito del Mahdi di Muqtada al Sadr. Per distrarre l’attenzione da Baghdad, con mota probabilità si assisterà ad una serie di attacchi pesanti tra Dabiq e Kobani. La città al confine turco è un elemento chiave nella strategia di controllo dello Stato islamico e se all’annuncio dell’apertura del confine turco per le forze curde dirette verso la città sarà confermata si potrebbero aprire nuovi scenari.