Auto “made in China” per la Cina

55

REPUBBLICA POPOLARE CINESE – Pechino. Per tre decenni, le joint-venture con aziende automobilistiche straniere hanno gestito il mercato automotive in Cina; il partner straniero forniva il peso dei marchi e la tecnologia relativa e la Cina contribuiva con le risorse umane, gli impianti di produzione e le conoscenze locali. 

Ma una nuova equazione sembra sia entrata con l’incoraggiamento del governo nel “Made in China” per gli autoveicoli. Sempre più le joint venture straniere stanno cercando di avere una propria identità commerciale in Cina sotto forma di ibridi.

I marchi ibridi non solo hanno tutelato i propri diritti di proprietà intellettuale, ma anche sfruttato i punti di forza dei partner della joint venture e utilizzato gli incentivi del governo per creare la propria nicchia nel mercato automobilistico. Durante i primi 11 mesi del 2012, tra i 150 nuovi modelli di auto che sono stati lanciati, 74 sono marchi fatti in Cina con alcune varianti ibride. Gli ibridi sembrano attraenti per la maggior parte delle major autobilistiche, i cui prodotti sono principalmente destinati a clienti di fascia bassa, la parte del leone del mercato automotive.

A differenza della fascia alta del mercato, dove look e nome del marchio fanno la differenza, i punti di non ritorno nei segmenti bassi, medi e ibridi del mercato sono prezzi e  prestazioni.

Fiducia nel prodotto e piattaforme di produzione efficienti rendono più facile per le aziende raggiungere un più elevato grado di localizzazione e ridurre i costi complessivi. Inoltre, i marchi ibridi possono utilizzare la rete di distribuzione e di servizi post-vendita della joint venture, altro fattore che contribuisce a ridurre i costi complessivi.

Il “rischio” che taluni percepiscono è che le joint venture estere stiano ora cercando di espandersi nel segmento inferiore del mercato automobilistico, dominato da marchi cinesi come Geely e Chery. Gli esperti cinese del settore ritengono che sia solo una questione di tempo prima che questi marchi strappino quote di mercato alle marche indipendenti cinesi.

Dopo aver assistito gli alti e bassi del mercato automobilistico cinese, molte delle joint-venture hanno vissuto situazioni strane: il partner cinese ha trovato che non aveva l’accesso alle tecnologie d’avanguardia dei partner stranieri come previsto, e ha finito per perdere quote di mercato o i partner stranieri hanno scoperto che una maggiore regolamentazione governativa mina i margini di profitto.

Allo stesso tempo, la Cina è diventata un campo di battaglia sempre più importante per le marche estere che non possono permettersi di perdere, poiché è una delle poche oasi felici in un mercato globale che assomiglia a un deserto.

Stime recenti indicano che le vendite di auto in Europa nel 2013 non supereranno i 12,5 milioni di unità, il secondo peggior risultato negli ultimi 20 anni.

In Cina, l’industria automobilistica viaggia ancora bene. Anche se il tasso di crescita ha subito un rallentamento del 40 per cento, dal 2009 si viaggia sul 10 per cento, il mercato cinese è ancora il bacino più importante per le marche estere.

In Cina, la proprietà di auto è ancora bassa (60 ogni 10.000 persone), un decimo il rapporto di quella in Giappone, e un sesto della Corea del Sud, ma con il potere d’acquisto in rapido aumento, il tasso di proprietà in Cina è destinato a crescere ulteriormente.

Tuttavia, la maggior parte delle case automobilistiche straniere ritengono che le politiche favorevoli stiano rapidamente diminuendo: le multinazionali non sono più trattate come ospiti d’onore, ma come entità alla pari.