L’Ucraina ha rifiutato di rimuovere la Raiffeisen Bank International, dalla lista nera degli “sponsor di guerra”, sfidando la più grande banca occidentale in Russia a recidere i suoi legami con Mosca.
In una lettera inviata a Raiffeisen all’inizio di questo mese, riporta Reuters, i funzionari ucraini hanno messo in dubbio cosa stesse facendo la banca per lasciare la Russia, affermando che molti dei suoi piani erano vaghi e incompleti.
La lettera aumenta la pressione su una delle più grandi banche austriache e aumenta le tensioni tra Kiev e l’Austria, i cui leader politici stanno anche facendo pressioni per far rimuovere Raiffeisen dalla lista, dopo essersi assicurata in precedenza una sospensione temporanea.
“Rimangono ancora alcuni punti ciechi”, hanno scritto i funzionari ucraini nella lettera, affermando che “ciò ha impedito la rimozione della banca dalla lista (…) Manca la tempistica della vendita… non è chiaro quando, se mai, uno scenario spin-off potrebbe entrare in azione”, hanno detto i funzionari ucraini nella lettera.
L’anno scorso Raiffeisen aveva intenzione di scorporare le sue attività in Russia, ma ciò non è ancora avvenuto.
Raiffeisen ha detto che la banca non può fornire una tempistica per lasciare la Russia perché ciò dipende dall’approvazione delle autorità di regolamentazione.
La lista nera non ha valore legale, ma è simbolicamente importante e ha messo in imbarazzo Raiffeisen e fatto arrabbiare politici e funzionari austriaci.
Nella lettera i funzionari ucraini hanno anche espresso la loro preoccupazione per il programma di sgravio dei prestiti della Raiffeisen per i soldati russi, sostegno che secondo la banca è legalmente obbligatorio in Russia.
A dicembre, i politici austriaci sono riusciti a far sospendere la banca dalla lista nera, negando temporaneamente il sostegno alle nuove sanzioni dell’Unione Europea contro la Russia per ottenere questa concessione.
L’Austria sostiene pubblicamente l’Ucraina, ma diverse fonti vicine al pensiero del governo hanno affermato di essere riluttanti a recidere completamente i legami decennali con la Russia, poiché sperano che ad un certo punto sia possibile ripristinare le relazioni.
Il governo austriaco ritiene che Raiffeisen sia stata ingiustamente presa di mira. Altre banche, come l’italiana UniCredit rimane attiva in Russia, ma non appare nell’elenco. Lo scorso ottobre, il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schallenberg, ha apertamente criticato la lista nera come arbitraria in una riunione dei ministri europei a Kiev.
Raiffeisen è l’unica azienda austriaca presente nell’elenco.
Alcune società sono state rimosse dalla lista, inclusa la banca ungherese OTP.
Sebbene Raiffeisen sia stata sospesa dalla lista nera a dicembre, il suo nome figura ancora tra le 49 società designate “sponsor internazionali della guerra” stilate dall’Agenzia nazionale ucraina per la prevenzione della corruzione.
La lettera ucraina è stata inviata dopo che la banca austriaca ha segnalato la sua intenzione di lasciare la Russia entro il terzo trimestre del 2024.
Nella lettera si afferma che i tempi per la vendita delle attività della banca in Russia non sono chiari.
Nella lettera si legge inoltre che Raiffeisen nella corrispondenza aveva indicato che la “vendita/disinvestimento” era la “opzione preferita” della banca, ma non era stata fornita alcuna precisazione; i funzionari ucraini hanno anche chiesto informazioni su quanto tempo ci vorrà per ottenere le approvazioni normative da parte dell’Unione Europea e dell’Austria.
«Anche la nostra richiesta per uno o più parametri specifici di riduzione delle attività rimane in gran parte senza risposta», ha affermato, riferendosi all’impegno della banca di ridurre le sue attività in Russia.
La lettera conclude affermando che lo status di “sospesa” della banca sarebbe rimasto in vigore, ma che l’Ucraina potrebbe rimuovere la banca dalla lista nera se ricevesse “notizie positive”.
Da notare che il 14 febbraio, Raiffeisen ha dichiarato di essere in trattative avanzate per vendere la sua filiale bielorussa ad un acquirente degli Emirati Arabi Uniti.
Anna Lotti