AUSTRALIA. Canberra è l’obiettivo principale delle sanzioni di Pechino

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L’Australia è stata l’obiettivo principale delle restrizioni commerciali emesse dalla Cina contro 19 paesi tra il 2020 e il 2022, afferma un rapporto di un think tank australiano. Ma le tattiche della Cina nel tentativo di influenzare il processo decisionale australiano non hanno avuto successo e hanno avuto “successi alterni” in altre nazioni, afferma il rapporto dell’Australian Strategic Policy Institute, Aspi.

«La maggior parte dei governi è rimasta ferma, ma alcuni hanno acconsentito. Innegabilmente, le tattiche stanno danneggiando alcune imprese, sfidando il processo decisionale sovrano e indebolendo la sicurezza economica», afferma il rapporto, ripreso da AF.

Il rapporto dell’Istituto ha esaminato quelle che secondo lui sono 73 “azioni coercitive della Repubblica Popolare di Cina” registrate tra il 2020 e il 2022, di cui 21 contro l’Australia, 11 azioni contro la Lituania e otto contro Taiwan. Il 40% di queste azioni erano restrizioni commerciali.

L’Europa è stata la regione più presa di mira, ha affermato, con 35 azioni intraprese o il 47% dei casi: «Il predominio di queste tattiche riflette l’abuso da parte della RPC del suo potere commerciale globale e il suo sfruttamento dei media controllati dallo stato e della ‘diplomazia del guerriero-lupo’», si legge.

Il governo Albanese, eletto a maggio, ha cercato di stabilizzare i rapporti con Pechino e ha dichiarato di voler riprendere le esportazioni verso la Cina colpite dai “blocchi commerciali” imposti da Pechino durante una disputa diplomatica durata anni.

L’Australia, tuttavia, non ha cambiato la sua politica nei confronti della Cina. Martedì l’ex primo ministro Malcolm Turnbull ha affermato che le leggi nazionali sull’interferenza straniera introdotte nel 2018 sono state progettate per esporre le attività della Cina, ma non funzionano.

Il capo dell’intelligence australiana ha dichiarato in un discorso che la nazione stava sperimentando livelli senza precedenti di interferenza straniera. Il direttore generale della sicurezza dell’Australian Security Intelligence Organisation, Asio, Mike Burgess, ha criticato uomini d’affari, accademici e burocrati in Australia che, secondo lui, avevano esortato l’agenzia di intelligence ad “sciogliersi”, ad allentare la vigilanza per “evitare di sconvolgere i regimi stranieri”.

Albanese ha detto il 22 febbraio che l’asso ha avuto il sostegno del suo governo “in tutte le sue azioni”.

Tommaso Dal Passo

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