AUKUS. Trump lo vuole rivedere. I timori australiani 

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Il Pentagono ha annunciato che riesaminerà l’AUKUS per garantirne la coerenza con l’agenda “America first” del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il Sottosegretario alla Difesa statunitense per la Politica, Elbridge Colby, supervisionerà la revisione.

L’annuncio ha suscitato preoccupazione in Australia. In Australia c’è un certo nervosismo riguardo alle implicazioni, perché è comprensibile che l’Australia abbia la maggiore posta in gioco, riporta The Conversation.

Lo stesso Colby nel suo libro The Strategy of Denial: American Defence in the Nature of Great Power Conflict, ha sostenuto che gli Stati Uniti potrebbero “prepararsi a vincere una guerra con la Cina che non possono permettersi di perdere, al fine di impedirne l’accaduto”.

Colby ha parlato dell’alleanza con l’Australia in termini molto positivi in ​​un paio di occasioni. E si è definito un “agnostico dell’AUKUS”, sebbene abbia espresso profonda preoccupazione per la capacità della base industriale statunitense di produrre sottomarini con sufficiente rapidità. E questo fa temere che la Marina statunitense non avrebbe abbastanza sottomarini per sé se Washington li inviasse anche in Australia.

Come parte dell’accordo, l’Australia potrebbe infine contribuire ad accelerare la linea di produzione. Ciò implica che le aziende australiane contribuiscano alla produzione di alcuni dispositivi e componenti necessari per la costruzione dei sottomarini. L’Australia ha già versato un acconto di quasi 800 milioni di dollari australiani, pari a 500 milioni di dollari Usa, per espandere la capacità industriale statunitense come parte dell’accordo, per garantire l’ottenimento di alcuni sottomarini in tempi ragionevoli.

Sono state inoltre attuate significative riforme legislative e industriali negli Stati Uniti, in Australia e nel Regno Unito per aiutare le industrie australiane legate alla difesa a eliminare il collo di bottiglia della produzione di sottomarini.

Gli Stati Uniti non dovrebbero bloccarlo perché l’accordo fu stipulato parecchi anni fa ed è già molto avanti; più di 100 marinai australiani operano già nel sistema statunitense; a livello industriale, Canberra è sul punto di dare un contributo aggiuntivo significativo alla linea di produzione di sottomarini statunitensi. Infine, la base sottomarina fuori Perth è di incredibile importanza per i calcoli di sicurezza degli Stati Uniti.

Colby ha chiarito molto bene che gli Stati Uniti devono rafforzarsi per respingere e scoraggiare la potenziale aggressione cinese nella regione. In questa equazione, i sottomarini sono cruciali, così come una base sottomarina di notevoli dimensioni nell’Oceano Indiano.

La Cina è profondamente consapevole di quello che chiamiamo il “dilemma di Malacca”. In larga parte, il commercio cinese di beni e combustibili fossili avviene attraverso lo Stretto di Malacca, tra la Malesia e l’isola indonesiana di Sumatra. I cinesi sanno che questa linea di rifornimento potrebbe essere interrotta in caso di guerra. E i sottomarini che operano da Perth contribuiscono ad alimentare questa paura.

Nell’ambito della revisione dell’accordo da parte degli Stati Uniti, l’amministrazione Trump potrebbe anche esercitare ulteriori pressioni sull’Australia affinché fornisca più materiale agli Stati Uniti e quindi Canberra dovrebbe rivedere la spesa per la Difesa. 

Luigi Medici 

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