AUKUS. Canberra entra nella hit parade dei sommergibili nucleari

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L’Australia diventerà il settimo Paese al mondo a introdurre sottomarini a propulsione nucleare nella propria flotta navale, come parte dell’accordo reso noto nei dettagli da poco tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia, Aukus.

Come riporta Statista, gli Stati Uniti hanno dichiarato che venderanno all’Australia tre sottomarini a propulsione nucleare della classe Virginia all’inizio del 2030, con l’opzione di acquistarne altri due. Il Guardian riporta che, nell’ambito della nuova partnership Aukus, anche il Regno Unito potrebbe vedere un notevole aumento delle sue navi d’altura, quasi raddoppiate fino a raggiungere le 19 unità. Canberra fino ad oggi non ha sottomarini a propulsione nucleare e la sua flotta, seppur membro dei Five Eyes, non è ritenuta in grado sostenere un scontro con la crescente potenza cinese.

I dati dell’Istituto Internazionale per gli Studi Strategici mostrano che gli Stati Uniti hanno di gran lunga la più grande flotta a propulsione nucleare al mondo, riporta BneIntellinews.

La Russia ha meno della metà dei sottomarini a propulsione nucleare e la Cina circa la metà di Mosca.

Per sottomarini a propulsione nucleare non si intendono necessariamente quelli armati, ma anche quelli alimentati da un reattore nucleare piuttosto che da una propulsione diesel-elettrica. Si tratta di mezzi in grad di poter stare per notevole tempo sotto le acque dell’oceano senza dover risalire per rifornirsi.

Il piano di rafforzamento della difesa navale australiana si inserisce in un contesto di crescente ansia da parte dei Paesi occidentali per i piani della Cina nella regione dell’Indo-Pacifico. Su tutti sta la crescente assertività cinese nell’area che portato alla creazione di isole artificiali e alla recente mostra dei mezzi navali atti a realizzarle.

Pechino ha criticato la mossa australiana, affermando che l’Aukus sta incoraggiando una corsa agli armamenti. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha avvertito in una conferenza stampa nella scorsa settimana che i tre Paesi stanno camminando «sempre più sulla strada dell’errore e del pericolo».

Antonio Albanese

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