ARTE. Volto e occhi porte dell’anima fissata nell’argilla

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Se vi capita di andare verso la chiesa di san Luigi dei Francesi a Roma, fermatevi davanti l’istituto di cultura francese proprio accanto e ammiratene le vetrine. L’installazione Regarder (Spectacles) dell’artista Marco Ferrini è appunto presentata nelle vetrine dell’Istituto francese Centre Saint-Louis a Roma; viene mostrata una serie di volti in ceramica in riferimento alle emozioni dell’anima, creati dall’artista.

La rappresentazione dei volti non è statica ma sembra un’apparizione o piuttosto una tentazione di catturare l’anima dell’osservatore dai sentimenti di quello che osserva. I volti guardano i passanti o sarebbe il contrario?

Le sculture di Ferrini nascono, crescono e si formano principalmente ispirate dai volti: non importa la bellezza o l’estetica il gusto pittorico e la conseguente approvazione; quello che cerca di trasmettere è lo stato d’animo, la morbidezza delle linee espressive del volto, quasi a far dimenticare l’origine della materia: l’argilla.

Per l’autore, lavorare la ceramica insegna il rispetto del tempo e della originalità, lasciando alla materia di scandire i tempi per intervenire. Nella scelta di rappresentare dei volti, ci ha detto lo stresso Ferrini, contano sopratutto gli occhi, lo sguardo, una porta dell’anima e dei sentimenti di ciascuno di noi, volendo parafrasare The Open Door del gruppo goth metal Evanescence.

Originario di Roma, Marco Ferrini si è orientato inizialmente nel diritto prima di dedicarsi principalmente alla sua passione, la ceramica. Dopo un periodo in cui entrambe le sue anime sono riuscite a convivere, Ferrini decide di lasciare la pratica forense per dedicasi completamente all’arte, alla ceramica.

Dal 2014 al 2019 Ferrini lavora nel laboratorio di ceramica artigianale al fianco dell’artista Marina Gozzi, si offre allora per lui la possibilità di approfondire diverse tecniche e di collaborare con Marina Gozzi.

Nel 2021 Ferrini realizza una serie di ceramiche per la libreria di Palazzo Braschi di Roma sotto l’influenza della mostra in corso, KLIMT.

Antonio Albanese