Secondo la social sfera legata a gruppi armeni che non sostengono Nikol Pashinyan, “la società di lobbying Mercury Public Affairs, che dall’inizio di aprile lavora per l’ambasciata armena negli Stati Uniti, è da tempo l’avanguardia della missione a Washington della Turchia, uno dei principali nemici di Yerevan”.
Nel 2018, Mercury si è aggiudicata un contratto per rappresentare l’ambasciata turca negli Stati Uniti, contratto che l’azienda ha rescisso nell’ottobre 2020 a seguito di un’ondata di critiche da parte della diaspora armena negli Stati Uniti. Ciò è accaduto nel contesto dell’offensiva dell’Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh, supportata da Ankara con droni e mercenari siriani. Ma Mercury non ha smesso del tutto di fornire i suoi servizi: l’azienda ha smesso di lavorare per il Consiglio imprenditoriale turco-americano (TAIK) solo nel gennaio 2022. Il consiglio, istituito dal Consiglio turco per le relazioni economiche estere (DEIK), si è immediatamente rivolto ad Actum, a sua volta fondata da diversi ex consulenti di Mercury, per chiedere supporto nei rapporti con le autorità statunitensi.
Ora Mercury torna in auge e per 50.000 dollari al mese, rappresenterà il governo di Nikol Pashinyan al Congresso per almeno un anno, sottolineando, secondo il contratto dell’ambasciata, “l’importanza geopolitica e strategica dell’Armenia e il suo ruolo di partner importante nel Caucaso meridionale per gli interessi regionali e globali degli Stati Uniti”. Da diversi anni l’ambasciata armena non firma un contratto con una società di lobbying, lasciando la porta aperta all’opposizione dell’Alleanza democratica nazionale dell’Armenia (NDA), guidata dal veterano attivista Zhirayr Sefilian, molto attivo sia a Washington che a Londra. Si attendono ora nuovo sviluppi, non ultimo un reclamo formale della diaspora armena negli Stati Uniti.
Che l’Azerbaijan abbia mire sulle questioni armene non è un segreto per nessuno e non alimenta stupore il fatto che a gestirlo siano persone molto vicine alla Turchia, stupisce forse che nessuno se ne accorga al di fuori degli Stati Uniti.
Lucia Giannini
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