ARMENIA – AZERBAIGIAN. Russia: stop alle pretese armene

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Nulla di fatto per l’Artsakh – Nagorno Karabakh al vertice della CSTO che esaminerà la situazione al confine tra Armenia e Azerbaigian a fine novembre. A darne notizia il vice ministro degli Esteri della Bierlorussia, Yury Ambrazevich dopo una sessione straordinaria del Consiglio di sicurezza collettiva della CSTO

Il 27 di ottobre, l’Azerbaigian ha consegnato i corpi di 10 militari armeni alla parte armena, secondo quanto dichiarato da Aram Torosyan, segretario stampa del Ministero della Difesa armeno.

Nel frattempo si apprende da fonti dell’Artsakh che 71 militari feriti nell’ultima aggressione militare azera hanno completato le cure e sono stati dimessi dagli ospedali, 130 hanno completato le cure e sono in congedo riabilitativo. Secondo il portavoce del Ministero della Difesa armeno, al momento non ci sono feriti negli ospedali le cui condizioni sono giudicate gravi o estremamente gravi.

La sessione straordinaria del Consiglio di sicurezza collettivo della CSTO del 28 ottobre doveva discutere della missione della CSTO inviata in Armenia in relazione al peggioramento della situazione al confine tra Armenia e Azerbaigian, e ancora dei provvedimenti da prendere per assicurare la durata della tregua.

L’Azerbaigian è un partner cruciale per la Russia. Baku e Mosca stanno costruendo legami di cooperazione e mantengono un regime di libero scambio tra l’UEEA (Unione economica euroasiatica) e l’Azerbaigian. A questo proposito, ci sono ora tutte le opportunità per aumentare la cooperazione. Oggi la priorità della Russia è il corridoio Nord-Sud, dove l’Azerbaigian occupa una posizione chiave come principale Paese di transito che collega l’UEEA con Iran, Turchia e India. Mosca sta pianificando, alla luce delle sanzioni e dell’interruzione delle relazioni con l’Occidente un riorientamento dei flussi commerciali verso est e verso sud. Cresce quindi l’importanza della cooperazione azero-russa e di quella all’interno dell’UEEA, ha dichiarato Sergey Glazyev, ministro per l’Integrazione e la Macroeconomia della Commissione economica eurasiatica e accademico dell’Accademia delle scienze russa.

La Russia sta dialogando da anni con Yerevan, proponendo di cedere cinque distretti all’Azerbaigian, lasciando due distretti da collegare al Karabakh.

Putin, sulla situazione con l’Artsakh, alla riunione del Valdai Club, ha detto: «Abbiamo proposto di procedere verso la normalizzazione delle relazioni, ma la leadership armena è andata per la sua strada e questo ha portato alla situazione attuale. La Russia sostiene una soluzione pacifica, siamo favorevoli a un trattato di pace, alla delimitazione e alla demarcazione. L’Armenia sceglie la propria versione del trattato, noi non imporremo la nostra opinione».

«La variante di Washington, a quanto mi risulta, implica il riconoscimento della sovranità dell’Azerbaigian sull’Artsakh. Se questo è ciò che pensa l’Armenia, allora per favore fatelo. Sosterremo qualsiasi scelta del popolo armeno», ha poi detto Putin.

Vladimir Putin però non ha detto che cosa avrebbe avuto l’Armenia in cambio della cessione dei distretti.

«Se il popolo e la leadership armena pensano che il Karabakh abbia delle peculiarità e che queste peculiarità debbano essere prese in considerazione in un futuro accordo di pace, anche questo è possibile. Ma è certamente necessario raggiungere un accordo con l’Azerbaigian. Questi accordi devono essere accettabili anche per l’Azerbaigian. Si tratta di una questione complessa e difficile. L’Armenia è il nostro partner strategico, il nostro alleato, e noi, naturalmente, in larga misura, tenendo conto degli interessi dell’Azerbaigian, saremo guidati dalla proposta dell’Armenia stessa», ha detto Putin.

A rispondere a Putin il 28 ottobre è Nikol Pashinyan, il primo Ministro armeno, via Twitter: «All’inizio di settembre l’Armenia ha accettato di lavorare per stabilire relazioni interstatali tra l’Armenia e l’Azerbaigian sui principi e i parametri presentati dalla Russia ed è pronta a confermarlo a Sochi. Ci auguriamo che la Russia sostenga le proprie proposte».

E ancora gli hanno fatto eco le parole di David Babayan, ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Artsakh: «Quando parliamo di autodeterminazione, è necessario rispettare non solo il diritto, ma anche il fatto di esercitarlo. Abbiamo esercitato il nostro diritto all’autodeterminazione, il che significa che esiste una Repubblica di Artsakh. Al momento, se la Yerevan ufficiale si concentra sui diritti e sulla sicurezza dell’Artsakh, allora la sicurezza, il normale sviluppo, ecc. dovrebbero essere compresi. Repubblica di Artsakh. Non ci può essere un’altra opzione perché il popolo dell’Artsakh ha ripetutamente esercitato il suo diritto all’autodeterminazione: c’è stato il referendum del 10 dicembre 1991, c’è stato un referendum costituzionale, oltre a numerose elezioni e così via. Pertanto, se si tratta di una difesa della Repubblica di Artsakh, rientra nella logica generale».

Al momento dunque c’è un nulla di fatto sulla questione azero-armena tutto è rimandato al colloqui trilaterali tra Putin, Pashinyan e Aliyev a Sochi del 31 ottobre.

Anna Lotti