ARGENTINA. Autorizzato il passaggio agli oleodotti nelle riserve naturali

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La provincia argentina di Rio Negro ha riformulato la sua legge sugli idrocarburi in modo che il petrolio possa essere trasportato attraverso gli oleodotti da costruire nel Golfo di San Matías, nonostante gli avvertimenti dei gruppi ambientalisti.

La nuova mossa renderebbe più facile sia il trasporto che l’esportazione di combustibili. «La modifica della legge consentirà nuovi investimenti, sviluppo e creazione di posti di lavoro», ha twittato il parlamentare Alejandro Palmieri a proposito della Legge Provinciale 3308 di Río Negro, che dal 1999 prevede la protezione della baia da qualsiasi tipo di attività legata allo sfruttamento degli idrocarburi, riporta MercoPress.

Secondo le nuove modifiche, è stata autorizzata «l’installazione di oleodotti, gasdotti o altre condutture per il trasporto di idrocarburi». Secondo i gruppi ambientalisti, la decisione viola i trattati internazionali a cui l’Argentina aderisce.

«Non abbiamo dubbi che quanto votato la scorsa settimana sia regressivo e incostituzionale per aver violato l’accordo di Escazú, ratificato dal Congresso della Nazione. Per questo motivo, stiamo analizzando la possibilità di intentare un’azione legale», ha dichiarato a TN Enrique Viale, avvocato ambientalista.

«La legge originale proibiva l’installazione di condotte e il deposito di idrocarburi. Questa parte, relativa al posizionamento di condotte, è stata eliminata nella nuova legislazione. Questo permette al progetto Ypf di spostare il greggio da Vaca Muerta a Punta Colorada», ha denunciato Suyhai Quilapan, residente della zona e membro del gruppo ecologista Multisectorial por el Golfo San Matías.

Gli ambientalisti temono che una fuoriuscita possa avere ripercussioni sul turismo e sulla pesca: «Queste condutture attraverseranno il fiume Negro, che è il nostro unico bacino idrico, quello che attraversa la provincia. È una follia. Tra 20 anni gli idrocarburi cesseranno di essere una fonte di energia», ha insistito Quilapan.

Buenos Aires ha recentemente fatto domanda di adesione formale al gruppo Brics, approfittando dell’appoggio della presidenza cinese di turno. Se entrasse nel gruppo, il Sud America sarebbe quindi quasi nella sua interezza dentro questa struttura economico-politica, acquisendo mercati per la sua produzione di commodities e fornendo al gruppo un mercato interno di notevole ampiezza. Nel contempo, a livello politico, i vantaggi per Pechino e Mosca sarebbero notevoli.

Maddalena Ingrao