Sauditi nella jihad siriana

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SIRIA – Damasco 10/12/2013. Da quando è iniziato il flusso di jihadisti sauditi in Siria? Come mai le autorità di Riad non sembrano essere intervenute nella maniera adeguata?

A queste domande risponde un interessante approfondimento del libanese As- Safir. La formazione del primo battaglione armato islamico vicino ad al – Qaeda sarebbe opera di Abu Khalid as-Souri, figura importante nella storia jihadista. As-Souri avrebbe lavorato con Atiyatallah al-Libi, altro leader di al-Qaeda; l’importanza di as-Souri è chiara dal momento che Souri è stato designato come arbitro della  controversia tra Golani e il capo dello Stato Islamico in Iraq e al- Sham (Isis) Abu Bakr al-Baghdadi, da Ayman al- Zawahiri; questo ne fa un uomo affidabile e in primo piano dentro al-Qaeda. Dal maggio 2011, un imprecisato numero di “migranti sauditi” era in Siria quando il movimento Ahrar al-Sham stava emergendo. Souri ne è uno dei fondatori; questi “migranti” avevano segretamente aderito ad Ahrar al-Sham gruppo “raccomandato” dal leader di al-Qaeda, poi però la maggior parte di questi “migranti” aderisce a Jabhat al- Nusra  tranne Souri. Il fatto che i leader di al-Qaeda e figure della prima generazione di arabi afgani siano stati in grado di viaggiare facilmente dall’Arabia Saudita al territorio siriano, solleva interrogativi sul ruolo delle forze di sicurezza saudite nel monitoraggio e nel controllo del territorio. «Si tratta di un indicatore della collusione con i qaedisti dei servizi di intelligence sauditi o è un problema più grande?», si chiede As-Safir. Secondo i dati disponibili, lo sceicco Abdel Wahed, conosciuto come Saqr al-Jihad (il Falco della jihad), potrebbe essere il primo leader della prima generazione di arabi afgani giunti in territorio siriano pochi mesi dopo lo scoppio della crisi. Si stabilì sulle montagne di Latakia e ha lavorato alla creazione di Soqqor al-Ezz. Attraverso questo strumento, Abdel Wahed ha attirato personaggi di spicco del mondo jihadista in Afghanistan; tra questi Abdel Malak al-Ihsa’i (Abu Leen), Zaid al-Bawardi (Abu Ammar al-Makki) e Abu Mohammed al-Halabi, tutti della prima generazione con oltre 25 anni in lotta dall’Afghanistan alla Bosnia, alla Cecenia, all’Iraq. Questi tre sono stati uccisi poi, in Siria mentre Soqqor al-Ezz ha assunto il compito della ricezione dei migranti al confine turco-siriano. In seguito, Abdel Wahed è stato raggiunto da Najmeddine Azad (Adel al-Otaibi), che ha combattuto in Afghanistan con Osama bin Laden, da Fayez al-Mitab, considerato un amico di Bin Laden, che alloggiava presso di lui durante le sue visite in Arabia Saudita, e da tanti altre figure della jihad afgana. E ciò solleva la questione di come queste persone, designate come famosi terroristi, possano muoversi tranquillamente su e giù per il confine, senza controllo. La frequenza con cui cittadini sauditi vadano a combattere in Siria è aumentata dopo la creazione di Jabhat al- Nusra. Gruppi di jihadisti attraversavano il confine turco fino alla sede di Soqqor al-Ezz, nelle montagne di Latakia. Non è esagerato dire, prosegue iil giornale, che un gran numero di jihadisti sauditi presenti in Siria sono persone cui di fatto il governo di Riad ha impedito di viaggiare come Abdullah bin Qaed al-Otaibi, Badr bin Ajab al-Mqati, Abdulla al- Sudairi, Uqab Mamdouh Marzouki e decine di altri. Vale la pena di ricordare che questi sauditi lasciato il regno usando l’aeroporto di Riyad, come confermato dai loro tweed. Ciò che è più sorprendente è l’emergere del fenomeno che coinvolge attivisti che partecipano a sit-in e manifestazioni contro il governo saudita; arrestati e incarcerati, al momento della scarcerazione, da attivisti diventano mujaheddin per unirsi alla jihad contro il regime al potere in Siria. I detenuti di quello che veniva chiamato il sit-in di Tarafiyah sono un eccellente esempio di questo fenomeno: la maggior parte di questi attivisti e dimostranti detenuti dalle autorità saudite a seguito del sit-in di Tarafiyah a Qassim ha poi deciso di dirigersi verso la Siria e aderire a organizzazioni jihadiste pur non avendo alcuna esperienza di combattimento con un tasso di mortalità elevatissimo. Durante gli ultimi mesi, questo fenomeno ha cominciato a diffondersi tra la classe media e la classe elevata della società saudita, non è più limitato a poveri, emarginati o chi vive in condizioni modeste: troviamo molti predicatori islamici come lo sceicco Abdullah Muheissny, professori universitari come Sheikh Othman Al-Nazeh, medici, notai, il direttore della società elettrica, ufficiali dell’esercito saudita  e così via.