ARABIA SAUDITA. Re Salman: l’attacco è una minaccia all’economia globale

271

In attesa di fare chiarezza su chi e perché abbia attaccato gli impianti petroliferi dell’Arabia Saudita, registriamo due fatti: l’Iraq ha negato con forza di essere stato la base di partenza dei droni, e lo ha fatto anche dopo la telefonata di Mike Pompeo al premier Adel Abdul Mahdi, in cui il primo asseriva di avere prove del fatto che gli attacchi fossero partiti dall’Iraq. E il secondo fatto è che chi ha pianificato l’uso dei droni ha una conoscenza molto profonda del sistema americano anti missilistico Patriot, TPS-59. 

A scendere in campo in merito alla questione ieri, è stato anche Re Salman. In una riunione del gabinetto saudita, il sovrano ha assicurato che l’Arabia Saudita ha tutte le capacità di affrontare le conseguenze degli attacchi che hanno colpito il regno il sabato. Ha detto: «Questi attacchi non sono rivolti solo alle strutture vitali dell’Arabia Saudita, ma minacciano anche l’economia globale».

Nel suo discorso, Re Salman ha espresso il suo apprezzamento per i leader dei paesi, i funzionari statali, le organizzazioni regionali e internazionali e tutti coloro che hanno espresso la condanna dell’attacco che ha colpito due strutture Aramco.

In una dichiarazione rilasciata dopo una riunione del Consiglio dei ministri dell’Arabia Saudita ha dichiarato che il Consiglio dei ministri ha esaminato i danni causati dagli attacchi alle installazioni Aramco, e ha invitato i governi mondiali a confrontarsi con i colpevoli «indipendentemente dalla loro origine».

Il governo ha anche detto che difenderà i suoi territori e le sue strutture vitali dopo che gli attacchi devastanti su due siti Aramco hanno dimezzato la produzione di petrolio di Riyadh. Il Regno «è in grado di rispondere a tali atti» indipendentemente dalla loro origine, ha detto il Gabinetto ripreso in una dichiarazione dell’agenzia di stampa ufficiale saudita. Ha detto che il ministro dell’Energia del paese ha informato il re Salman circa il “grave” impatto degli attacchi.

Per ora i più quotati colpevoli per l’attacco agli impianti sono i ribelli Houthi dello Yemen, anche se sono già in moti a dire che la distanza per l’attacco dallo Yemen è troppa. Contro i ribelli yemeniti il fatto che da tempo vanno dicendo attraverso i loro canali ufficiali che hanno i intenzione di colpire i siti sensibili dell’Arabia Saudita come aeroporti, porti e impianti petroliferi. E infatti, sabato, sul canale Telegram di Mohammed al Houthi non solo ha commentato le dichiarazioni americane come faziose ma ha anche riportato le parole del portavoce delle forze armate yemenite Yahya Serai ha detto sabato che «l’aviazione ha effettuato un attacco su larga scala con 10 droni contro le raffinerie di Aramco di Abqaiq e Khurais nell’Arabia Saudita orientale». Ha sottolineato che l’attacco dei campi di Abqaiq e Khurais rientra «nel quadro delle nostre iniezioni legittime e naturali in risposta ai crimini di aggressione e al suo continuo assedio sul nostro paese per cinque anni».

Ed ora l’allarme è anche ambientale, visto che i bombardamenti stanno scatenando enormi incendi che stopperanno la metà delle forniture dal più grande esportatore mondiale di petrolio. 

Antonio Albanese