Arabia Saudita: più sicurezza per l’Hajj

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ARABIA SAUDITA – Riad 16/10/2013. L’Arabia Saudita quest’anno ha notevolmente incrementato le misure di sicurezza per l’arrivo dei pellegrini che si riuniscono alla Mecca per il tradizionale, e prescritto ai fedeli, hajj o pellegrinaggio.

I dati parlano di più di 5000 telecamere distribuite tra la grande moschea e al percorso previsto dei pellegrini oltre a particolari software di riconoscimento facciale Radio Frequency Identification (Rfid) e Sistemi Informativi Geografici (Gis) per monitorare e fornire informazioni on-line in tempo reale sulla circolazione dei fedeli. Non è raro infatti che disordini e dimostrazioni si attivino a causa di opinioni religiose  e o politiche che scatenano tafferugli che possono provocare anche centinaia di morti. Quest’anno la situazione peraltro è davvero infuocata nella regione: la guerra siriana, le complicate relazioni del regno con l’Iran, per non parlare di quelle ambigue con al-Qaeda, che comunque ha più volte minacciato Riyad, per proseguire con le spinte dei Fratelli Musulmani in Egitto vere e proprie incubatrici di potenziali minacce. Da non trascurare quest’’anno c’è anche il problema del contagio della Sars che ha già fatto nel regno e i altri nove paesi oltre 50 vittime e in luoghi così affollati il rischio è davvero elevato. Nonostante tutto i musulmani giunti in Arabia Saudita sono 1,5 milioni, solo perché il governo ha imposto un taglio del 20 per cento riguardo al numero di permessi, per i pellegrini provenienti dall’estero, rispetto agli anni precedenti; per quanto riguarda la Siria ha addirittura limitato l’accesso solo alla Coalizione Nazionale siriana vietando agli altri cittadini la possibilità di compiere il sacro rito dell’Hajj probabilmente allo scopo  di fare ulteriori pressioni al Presidente Bashar al-Assad.

L’hajj è uno dei cinque pilastri dell’islam e ogni musulmano lo deve fare almeno una volta nella vita se ne ha le possibilità fisiche ed economiche. Iniziata domenica i pellegrini hanno subito iniziato a trasferirsi a Mina, a pochi chilometri di distanza dalla città santa, vestiti del loro abito tradizionale bianco Ihram composto da due pezzi bianchi di cotone utilizzato anche per eseguire i sette giri di rito della Ka’aba. 

Ieri è iniziata la festa dei quattro giorni che culminerà venerdì con Eid al-Adha la festa del sacrificio che segna la fine dell’annuale pellegrinaggio alla Mecca e commemora la volontà del Profeta Ibrahim di obbedire al comando di Dio di sacrificare suo figlio Ismaele. Dio premia la fedeltà di Abramo fermandolo prima che il coltello cada sulla testa del figlio, in sostituzione viene sacrificato un ariete. Durante questa festa le carni sacrificali vengono condivise all’interno delle famiglie tra i vicini di casa e con i poveri e i bisognosi. 

Mi chiedo se una settimana di preghiera ed espiazione riuscirà a fermare le violenze, le guerre che trafiggono molti dei paesi in cui la religione islamica domina sulle altre. Probabilmente riusciranno solo a calmare per qualche giorno il braccio armato di molti e poi da sabato tutto tornerà ad infiammarsi.