ARABIA SAUDITA. Aramco inonda il mercato di greggio

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L’Arabia Saudita, ignorando le richieste di una tregua da parte dell’Amministrazione Trump, sta inondando il mondo con petrolio facendo a gara con la Russia per costringere Mosca a fare il suo gioco. Il petrolio greggio si aggira ora intorno ai 22 dollari al barile dopo essere sceso a soli 19,52 dollari il 30 marzo. E rischia di sprofondare ulteriormente.

La saudita Aramco, riporta Asia Times, si è vantata con un tweet di aver riempito 15 nuove petroliere con 18,8 milioni di barili di greggio: «L’affidabilità non è solo un indicatore di performance, ma piuttosto una cultura della sostenibilità nel fornire energia al mondo. Questa è energia, questa è l’Aramco», ha detto la società.

La dichiarazione dell’Aramco è arrivata dopo l’offerta di Trump di mediare tra l’Arabia Saudita e la Russia nella loro guerra dei prezzi del mese scorso.

«Ho fiducia che entrambi saranno in grado di risolvere la situazione», ha detto il leader degli Stati Uniti dopo una telefonata avvenuta il 30 marzo con il presidente russo Vladimir Putin e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.

Il segretario di Stato americano Mike Pompeo si è concentrato maggiormente sui lati negativi, esortando il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman la scorsa settimana a porre fine alla guerra dei prezzi. Dopo che la proposta è stata respinta dall’Arabia Saudita, l’amministrazione Trump sembra guardare alla Russia per un intervento.

Il segretario all’Energia statunitense Dan Brouillette ha chiamato il ministro dell’Energia russo Alexander Novak: «Il segretario Brouillette e il ministro Novak hanno discusso gli sviluppi del mercato dell’energia e hanno concordato di continuare il dialogo tra i principali produttori e consumatori di energia, anche attraverso il G20, per affrontare questo periodo di sconvolgimento senza precedenti nell’economia mondiale», riporta la Tass, che cita il dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti.

L’attività dei giacimenti petroliferi statunitensi potrebbe crollare se i prezzi rimanessero dove sono oggi: la guerra dei prezzi è scoppiata il 6 marzo, quando gli ex partner dell’OPEC+ Arabia Saudita e Russia non sono riusciti a raggiungere un accordo sui massimali di produzione.

L’inondazione di petrolio sui mercati che ne ha abbassato i prezzi è arrivata in parallelo con il crollo globale della domanda causato dalla pandemia di coronavirus.

Luigi Medici