APEC. Crisi ucraina al centro dei colloqui asiatici

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Le conseguenze economiche della guerra in Ucraina hanno dominato un’altra riunione della Cooperazione Economica Asia-Pacifico, Apec, mentre i ministri delle Finanze si sono riuniti per discutere della ripresa post-pandemia, tra l’inflazione da record dei prezzi di cibo ed energia, i vincoli di fornitura e l’inasprimento delle condizioni finanziarie.

Il ministro delle Finanze thailandese Arkhom Termpittayapaisith ha rilasciato una dichiarazione del presidente, poiché i 21 membri non sono riusciti a concordare un comunicato congiunto. Il gruppo, basato sul consenso, non ha mai emesso un messaggio di questo tipo dall’inizio delle riunioni ministeriali di quest’anno, a maggio.

La riunione di due giorni che si è conclusa giovedì scorso è stata l’ultima prima del vertice dei leader del 18-19 novembre.

«Riprese disomogenee tra le economie e all’interno delle stesse, in particolare perturbazioni negli investimenti, nel turismo e nei servizi, possono portare a un aumento delle disuguaglianze globali», ha affermato Arkhom nella sua dichiarazione. «Sono stati espressi pareri discordanti sulle accresciute sfide macroeconomiche, tra cui la volatilità dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari, che sono la conseguenza della situazione attuale».

I ministri delle Finanze hanno cercato di passare da un sostegno ad ampio raggio alla pandemia a investimenti mirati che aumentino la produttività e promuovano industrie a crescita sostenibile. Secondo un funzionario occidentale che ha chiesto l’anonimato, molti hanno espresso preoccupazione per le ricadute del rallentamento della crescita cinese e del raffreddamento del settore immobiliare, dato che la Cina è il primo partner commerciale di molte economie dell’Apec.

Ma l’Ucraina rimane un importante punto critico. Diversi membri hanno fatto un collegamento tra le difficoltà economiche globali e la guerra e hanno chiesto la fine dell’invasione russa.

Allo stesso tempo, la mancanza di una dichiarazione congiunta riflette il disagio dei membri nell’inserire un linguaggio politico in un forum di natura economica. La settimana scorsa, il Paese ospitante, la Thailandia, si è astenuto da una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che condannava gli attacchi della Russia alle città dell’Ucraina, affermando che avrebbe ridotto le possibilità di diplomazia.

«Le conseguenze della situazione, è questo l’aspetto che dobbiamo risolvere insieme, in particolare l’impatto sulla maggioranza della popolazione», ha detto Arkhom in conferenza stampa.

Né la Russia né la Cina hanno inviato delegazioni a Bangkok, partecipando invece in videoconferenza.

I ministri delle Finanze di sei Paesi, guidati dagli Stati Uniti, hanno rilasciato giovedì una dichiarazione separata per “esortare con forza” la Russia a cessare le ostilità e a ritirarsi completamente dall’Ucraina.

«Esprimiamo la nostra grave preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria e per i danni alla sicurezza alimentare ed energetica nel mondo causati dalle azioni della Russia, che hanno ulteriormente messo a dura prova le catene di approvvigionamento globali, contribuito alle pressioni inflazionistiche e minato la ripresa dell’economia globale verso una crescita forte, equilibrata, inclusiva, innovativa e sostenibile», si legge nella dichiarazione di Stati Uniti, Australia, Canada, Giappone, Corea del Sud e Nuova Zelanda.

Lucia Giannini