Nonostante si susseguano in tutta Europa critiche sul suo operato, il Cancelliere Merkel continua a godere di un considerevole consenso interno, forte del fatto che l’economia tedesca, fino ad ora, non sembra essere stata particolarmente colpita dalla crisi europea.
Apprezzamenti in patria, tenuti particolarmente d’occhio dal Cancelliere, in vista della tornata elettorale che interesserà il parlamento tedesco alla fine del prossimo anno, quando la tenuta della propria coalizione sarà importante almeno quanto il contenimento delle velleità dell’opposizione. Mesi che serviranno per tenere sotto controllo eventuali tracolli della crisi dell’eurozona, fornendo ulteriori aiuti per gli stati membri in maggiore difficoltà ed approfittando al contempo della leva economica per implementare il controllo fiscale a livello europeo. Misure queste, ritenute insufficienti da Italia, Spagna e Francia, che vorrebbero che la crisi fosse fronteggiata con misure di stimolo dell’economia ed un maggiore intervento della Banca centrale europea (Bce); ed in parte osteggiate anche da Finlandia e Olanda, che non sembrano vedere di buon occhio ulteriori deroghe alla propria sovranità in campo politico-economico verso Bruxelles.
Attualmente i sondaggi darebbero Angela Merkel con la sua Unione cristiano democratica (Cdu) assieme all’Unione cristiano sociale, sua derivazione bavarese, a più del 35% delle preferenze. D’altra parte il Partito socialdemocratico all’opposizione arriverebbe solo al 30% dei consensi. Evidentemente i numeri chiamano ad una geometria governativa di coalizione tra i due più grandi partiti tedeschi, dove una nuova leadership di Angela Merkel sarebbe l’opzione più probabile. I cittadini tedeschi, approverebbero infatti la strategia della richiesta di austerità nella gestione delle politiche fiscali degli altri stati membri, compensata da salvataggi multipli capaci di mantenere coesa l’eurozona e dunque il principale mercato di sbocco della produzione federale. Le maggiori preoccupazioni derivano dalla capacità che avrà il governo Merkel di mantenere questo trend di fronte alla crescente legittimazione democratica che richiederanno le sue manovre, come sottolineato recentemente dalla Corte costituzionale federale; nonché di fronte a meandri istituzionali impreparati a tale libertà di manovra.
Nei prossimi mesi inoltre, non è da escludersi che l’economia tedesca venga anch’essa seriamente colpita dalla crisi. In tal senso le avvisaglie, nel settore manifatturiero e negli indici di volume generale degli affari al ribasso, i sono già evidenti. Soprattutto perché un’economica come quella tedesca, trainata dalle esportazioni, è impensabile che non risenta del cattivo stato di salute delle economie dei Paesi vicini. Fondamentale sarà allora stabilire l’effettivo ruolo della Bce nell’evitare il collasso dell’eurozona. Se dovrà considerarsi un’istituzione a difesa della stabilità dei prezzi, come sperato dai tedeschi; oppure se dovrà operare alla stregua di un erogatore di prestiti d’ultima istanza ai governi degli Stati membri, come preferirebbe Hollande, con il supporto di Madrid e Roma.