AMBIENTE. Lottare contro la desertificazione richiede coraggio

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La “Giornata Mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità”, istituita dalle Nazioni Unite (1995) per sensibilizzare l’opinione pubblica, viene celebrata annualmente il 17 giugno e sollecita la cooperazione internazionale in tale ambito. Il tema è direttamente connesso alla conservazione della biodiversità e della produttività e non riguarda soltanto zone nel mondo lontane dall’Europa, notoriamente esposte, come l’Africa sub-sahariana. Il rischio di desertificazione è già particolarmente serio nel sud del Portogallo, in alcune regioni della Spagna e dell’Italia meridionale (la Sicilia risulta a rischio per il 70% dei terreni fertili), nel sud-est della Grecia, a Malta, Cipro e nelle zone che costeggiano il Mar Nero in Bulgaria e Romania.

La desertificazione e la siccità dipendono soprattutto dai cambiamenti climatici per i quali, il 5 marzo scorso, il Consiglio Europeo ha adottato una «strategia a lungo termine dell’UE per uno sviluppo a basse emissioni di gas a effetto serra» con cui ha ribadito il pieno impegno dell’UE e degli Stati membri a favore dell’accordo di Parigi e dei suoi obiettivi a lungo termine. Il Consiglio Europeo mira alla realizzazione di un’Unione Europea «a impatto climatico zero entro il 2050», come concordato in seno alla riunione del 12 dicembre 2019. L’UE e gli Stati membri dovrebbero attuare una profonda trasformazione sociale ed economica al fine di favorire una collaborazione a livello globale e dimostrare l’urgenza e la fattibilità del passaggio ad una neutralità climatica. Ai singoli Stati membri è richiesto, entro il 2020, di preparare e presentare delle strategie nazionali nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc).

La “Giornata Mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità” del 17 giugno 2020, con lo slogan “Cibo, Alimentazione, Fibra”, ha cercato di sensibilizzare i singoli individui alla riduzione del loro impatto personale, ponendo l’attenzione sulla causa principale: i forsennati ritmi di produzione e consumo umani. A fronte di una popolazione costantemente in crescita, con maggiori aspettative di vita e di tipo più urbano, la domanda di terra per la fornitura di cibo e fibre per l’industria tessile è divenuta sempre più grande. Allo stesso tempo, lo stato di salute e produttività dei territori coltivabili risulta in diminuzione – peggiorato dai cambiamenti climatici – e per soddisfare, entro il 2050, le richieste di 10 miliardi di persone, lo stile di vita deve mutare.

Tuttavia, secondo la Corte dei Conti Europea, i provvedimenti adottati dall’UE per contrastare desertificazione e siccità mancano di coraggio e rischiano di determinare il fallimento delle politiche. L’Unione Europea si trova divisa tra aspirazioni di leadership e attuazione pratica delle sue promesse. La Corte denuncia che “le proiezioni relative ai cambiamenti climatici in Europa indicano che il rischio di desertificazione è in aumento”. Purtroppo, almeno fino al dicembre 2018, ancora non esisteva un programma coerente e coordinato tra gli Stati membri, ma solo “una serie di piani d’azione e programmi di spesa, come ad esempio la politica agricola comune o la strategia forestale dell’UE, pertinenti ai fini della lotta contro la desertificazione, ma non specificamente mirati ad essa”.

La nuova strategia a lungo termine sembra dunque una corsa contro il tempo, condotta dall’UE nel tentativo di recuperare un ritardo strutturale sui temi di desertificazione e siccità. La mancanza di un’azione coraggiosa è emersa anche durante la COP 25, svoltasi a Madrid nel Dicembre 2019, lanciata invece con lo slogan “Tempo di agire”. Un senso di frustrazione ha accompagnato la dichiarazione del summit che non ha nemmeno incluso un deciso appello agli Stati per l’ampliamento dei loro obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici.

Redazione