AMBIENTE. Accelerate le politiche di decarbonizzazione dal mix: Pandemia-Guerra

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Diciannove governi europei hanno accelerato le loro politiche di decarbonizzazione in risposta alla combinazione di pandemia di coronavirus, crisi del gas creata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Due think-thank verdi, Crea ed Ember, riporta BneIntelliNews, hanno dichiarato in un recente rapporto che la maggior parte dei Paesi europei è diventata più ambiziosa in termini di diffusione delle energie rinnovabili dal 2019, riducendo al contempo la produzione di combustibili fossili prevista fino al 2030, nel tentativo di proteggersi dalle minacce geopolitiche alla propria sicurezza energetica.

Il rapporto ha rilevato che, nel complesso, gli Stati membri dell’Ue hanno pubblicato piani per raggiungere una quota del 63% di energie rinnovabili nella produzione di elettricità entro il 2030, rispetto al 55% previsto dagli impegni precedenti. Nel frattempo, i Paesi dell’Unione hanno ridotto la produzione di energia elettrica da combustibili fossili prevista per il 2030 del 31% (272 TWh) rispetto alle strategie nazionali, note come Necp, che erano state pubblicate fino al 2019.

Il rapporto conclude che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è stata la ragione principale dell’aumento degli impegni per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e l’accelerazione della decarbonizzazione, soprattutto per i maggiori importatori di combustibili fossili russi dell’Ue – Germania, Italia e Paesi Bassi.

La transizione elettrica non è solo un problema di clima, ma anche di garantire forniture stabili di energia per le famiglie e le imprese europee. La produzione di combustibili fossili prevista per il 2030 ammonta ora a 595 TWh, con un calo del 31% rispetto alle precedenti proiezioni di 867 TWh.

Le ultime politiche governative prevedono una quota di elettricità da fonti rinnovabili del 63% nel 2030, rispetto al 55% previsto dalle precedenti strategie nazionali pubblicate nel 2019.

Il programma REPowerEU dell’UE, che mira a porre fine alla dipendenza dell’UE dai combustibili fossili russi al costo di 300 miliardi di euro di investimenti nelle energie rinnovabili e nella sostenibilità, porterà questa percentuale al 69% entro il 2030.

Nel rapporto si afferma che la Germania, il più grande importatore di combustibili fossili dalla Russia, sta aumentando la sua quota di elettricità rinnovabile all’80% entro il 2030, rispetto al 62% previsto dai precedenti impegni.

Insieme a Paesi Bassi, Danimarca e Belgio, Berlino prevede inoltre di costruire 150 GW di energia eolica offshore entro il 2050.

Un altro grande importatore di combustibili fossili, l’Italia, ha aumentato la quota di elettricità da fonti rinnovabili dal 60 al 70% entro il 2030.

Maddalena Ingroia