Il filo rosso tra Algeri e Tripoli

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ALGERIA – Algeri 20/06/2014. Per capire la Libia, osserva l’Algeria. Un recente articolo sul giornale algerino Al Watan, il 26 maggio, riportava che truppe statunitensi avrebbero potuto essere poste a guardia degli impianti in Algeria, paese che confina ad ovest con la Libia.

Il 26 maggio, infatti, Al Watan, citando fonti interne all’esercito algerino, affermava che truppe americane, britanniche e francesi stavano aiutando le forze algerine nelle operazioni di contro-insurrezione e in quelle anti-terrorismo nel sud e nell’est del paese. Quindi la situazione algerina si rival importante fattore per comprendere cosa stia esattamente succedendo in Libia. Algeri è un partner naturale sia per Washington, che per Londra e Parigi. L’esercito di Algeri è uno dei migliori in tutta l’Africa, per addestramento e mezzi.
La sua forza aerea comprende caccia Su-24, MiG-29 e Su-30 riconfigurati, addestratori Yak-130 ed elicotteri d’attacco Mi-24. I suoi droni sono operativi. La marina algerina ha annunciato che riceverà a breve una nave anfibia d’assalto, due corvette e fregate. Queste piattaforme potrebbero imbarcare alcuni dei 42 elicotteri Mi-28NE che Algeri ha ordinato a Mosca. L’Algeria ha una vasta esperienza di lotta al terrorismo, costellata da eventi drammatici. Nel gennaio 2013, militanti legati ad al Qaeda conquistarono l’impianto di In Amenas nell’Algeria orientale, prendendo in ostaggio centinaia di lavoratori. Nella operazione di liberazione degli ostaggi e dell’impianto eseguita dai commando algerini, rimasero uccisi 29 militanti e 39 ostaggi. A maggio 2014, le forze speciali algerine hanno fatto evacuare l’ambasciata algerina in Libia e fattone esfiltrare l’ambasciatore, dopo che al Qaeda aveva minacciato di rapire l’ambasciatore.
A differenze di altri teatri (Iraq, Afghanistan, Siria), i gruppi terroristici in Libia dispongono in abbondanza di armi di vario genere e persino di fabbriche di munizioni; dispongono di ingenti risorse finanziarie, grazie alle veniste di petrolio alla Corea del Nord, ad esempio. Di fatto dispone di tutte le strutture logistiche per poter orchestrare una prolungata campagna “terroristica”. La loro capacità operativa è indiscussa anche per le forze di sicurezza statunitensi: i funzionari d’intelligence di Washington non erano nemmeno sicuri all’inizio che l’attacco al consolato Usa fosse stato un atto terroristico avendolo visto come l’esplosione fuori controllo di rabbia sociale. I recenti episodi, come la cattura di Abu Khattala, accusato di aver organizzato l’attacco al consolato, e le recenti operazioni anti-terrorismo nel Maghreb e in Algeria, quindi, non sono incidenti isolati; possono essere letti come i primi episodi di una nuova guerra strisciante in Nord Africa.