Elevato rischio qaedista in Algeria

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ALGERIA – Algeri 16/01/2014. L’Algeria ha intensificato le misure di sicurezza lungo le frontiere e negli impianti nazionali di energia, riporta il MoroccoWorldNews.

Le preoccupazioni più grandi riguardano la sicurezza dell’impianto di gas ad In Amenas un anno dopo l’attacco di al Qaeda. Il 16 gennaio 2013, un gruppo armato prese d’assalto il complesso di Tiguentourine, nel deserto del Sahara; prendendo 38 ostaggi che furono uccisi dopo un assedio durato quattro giorni e nel corso di un’operazione di salvataggio dell’esercito algerino. Fu un colpo per l’economia algerina, il paese nordafricano, infatti, è fortemente dipendente dal settore energetico: gli idrocarburi rappresentano oltre il 97 per cento dei proventi delle esportazioni. Ma nonostante i rinforzi, i militanti di Al-Qaeda rimangono una grave minaccia per tutta la regione del Sahara: gli Stati Uniti hanno lanciato l’allarme, agli inizi di gennaio 2014, che Mokhtar Belmokhtar, il jihadista responsabile dell’attacco del 2103, avrebbe ancora la capacità di organizzare «un altro attacco come ad In Amenas». La norvegese Statoil, che opera congiuntamente l’impianto con la britannica BP e la Sonatrach algerina, è tornata nel paese, ma non nel sito coinvolto nell’attacco; Statoil ha perso cinque dipendenti, e solo uno dei 12 sopravvissuti è disposto a tornare a In Amenas. La BP e società di ingegneria giapponese JGC, che perse 10 dipendenti, sono ancora in attesa di tornare a In Amenas, in cui un controllo di sicurezza è previsto nei prossimi giorni per valutare la sicurezza del sito, e l’eventuale via libera. Per proteggere meglio gli espatriati che lavorano presso il complesso, che si trova a 1300 km a sud est di Algeri, è stata costruita una pista di atterraggio per fornire un passaggio sicuro da e verso il sito. L’Algeria non consente alle imprese straniere di organizzare i propri dispositivi di sicurezza nei luoghi in cui operano. Tale compito è affidato ai militari algerini, criticati all’epoca per la gestione della crisi del gennaio 2013. Il presidente della Sonatrach Abdelhamid Zerguine aveva detto ad ottobre che la sicurezza di tutti i siti produttivi, compresi quelli operati con i partner stranieri, era «garantita dalle autorità di sicurezza del paese». La Statoil in un rapporto pubblicato  a dicembre aveva detto che la sicurezza a In Amenas aveva fatto troppo affidamento sulla dell’esercito algerino. Fonti militari, citate dal quotidiano indipendente algerino El-Watan, hanno indicato recentemente che 20mila soldati erano stati dispiegati lungo le frontiere orientali e meridionali del paese, con un altri 1.500 che perlustrano la regione giorno e notte, assistiti da copertura aerea continua. «Il comando militare ha inviato la maggior parte dei suoi aeromobili di Ouargla e Tamanrasset (nel sud dell’Algeria) principali basi per un intervento», riportava il quotidiano. Elicotteri e droni Seeker II, inoltre, sarebbero in grado di svolgere missioni di sorveglianza e attacchi aerei di precisione. Ci sono indicazioni, continua il giornale, che le misure di sicurezza accresciute starebbero dando buoni risultati: una serie di convogli islamisti distrutti tra Tamanrasset nel sud e Illizi, nel sud-est; ad ottobre 2013, l’esercito aveva annunciato di aver sequestrato un grande deposito di armi vicino al confine libico, a 200 km da In Amenas.