Cooper: «Immigrazione problema europeo»

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ITALIA – Brescia 30/12/2013. L’Africa-Italy Excellence Awards (AGC:Africa Italy Excellence Awards ’13)  è l’unico evento in Italia che valorizza l’eccellenza di personalità e organizzazioni africane di tutta Europa. Con la  ghanese Freda Cooper (nella foto durante l’Aiea 2013), anima e ideatrice del premio, parliamo delle difficoltà dei migranti in Europa e in Italia in particolar modo.

Cooper, crede che i paesi africani di provenienza dei migranti abbiano buone possibilità risolvere il problema delle fughe sempre più numerose? 

Il problema delle fughe sempre più numerose è da ricercare a monte. Solitamente una persona scappa da ciò che non la soddisfa, che non le da possibilità di vita, che le fa paura, che non migliora ma anzi peggiora la propria condizione esistenziale come essere umano, questi sono secondo me alcuni motivi che spingono una persona, una famiglia ad emigrare per migliorare la propria condizione sociale ma soprattutto economica per vivere una vita dignitosa, seppur spesso ciò non sempre succede. Quindi bisogna capire cosa fa paura, cosa nella società o nel paese di origine non funziona, come mai non ci sono risorse, come mai l’assenza di sviluppo, di opportunità e di cooperazione? A malincuore deduco che forse c’è chi ha teso la mano promettendo un aiuto anni addietro ed invece forse con a favore l’ingenuità ed il poco sapere dell’uomo nero a tratto vantaggio finché voleva e questo n’é il risultato. In assenza di opportunità nel proprio paese, ci si dirige dove si pensa ce ne siano. 

Può chiarire cosa intende per “l’altra faccia dell’Africa” … 

I media, i governi, associazioni no profit, enti locali ed internazionali spesso hanno piacere e traggono vantaggio nel dipingere l’Africa con la faccia della miseria, della guerra, della povertà, della fame, sicuramente l’Africa è anche questo; ma perché non parliamo dell’Africa calda, piena di colori che scaldano il cuore e l’anima, della cultura di ogni paese Africano pieno di valori, tradizioni e costumi che sono stati tramandati di generazione in generazione e si sono conservati intatti fino ai giorni nostri, dei posti meravigliosi che la natura ha donato a questo continente forse povero di denaro ma ricco di emozioni che nessuna somma di denaro potrebbe donare. Perché non si parla degli Africani che ce l’hanno fatta diventando ingegneri, scienziati, dottori, banchieri, imprenditori ed agricoltori di successo in tutto il mondo, facendo capire che l’uomo nero non debba per forza essere ignorante ed inferiore, ma che anche esso si é evoluto, ha costruito, sa sorreggersi sulle sue gambe. L’altra faccia dell’Africa é successo, tradizione, determinazione, evoluzione. L’altra faccia dell’Africa é un continente allo stadio dell’adolescenza prossimo e diventare adulto e mostrarsi al mondo. 

Presa in considerazione l’equazione “cooperazione = sviluppo”, come pensa che le autorità si debbano confrontare con i problemi dovuti al forte aumento demografico degli stranieri nel paese d’accoglienza, come ad esempio in Italia? 

Cooperazione e sviluppo sono due parole che dovrebbero sempre coesistere. Un detto ghanese dice: «Due teste sono meglio di una». Cooperare ovvero lavorare insieme dovrebbe apportare un valore aggiunto, ovvero sviluppare entrambi i soggetti inclusi nella cooperazione. Cooperare vuol dire che una persona può essere la mente, mentre l’altro il braccio, entrambi possono compensarsi dove uno dei due potrebbe non essere autosufficiente; detto questo come potrebbero i paesi d’accoglienza sfruttare questo aumento demografico, istruendo queste persone che scappano da situazioni di disastro donando loro un’opportunità che nel paese di origine possono sfruttare per a loro volta dare speranza ed opportunità ad altri una volta tornati. 

Dai dati si evince che il popolo italiano non ha ancora ben compreso il fenomeno migratorio\sociale dei nostri tempi. Qualche considerazione al riguardo? 

Prima della tragedia di Lampedusa, se ne parlava giusto per annunciare i nuovi sbarchi parlando solamente di numeri e non delle reali problematiche celate dietro, come i campi di accoglienza stracolmi, condizioni igienico-sanitarie, la presenza degli stessi scafisti tra i disperati. Come sempre ci deve scappare il morto (o morti) prima che la gravità e la grandezza di un fenomeno venga preso in considerazione realmente da tutti, ma soprattutto da coloro che prendono le decisioni e potrebbero realmente migliorare questa condizione. Ora dopo la tragedia di Lampedusa, com’è stata soprannominata ma dimenticandosi che in quel mare sono morte molte altre vittime in questi anni, l’intera Europa pare si voglia mobilitare, questo penso si potesse fare prima, forse quando il fenomeno non era arrivato a questa portata. 

Che la penisola italiana sia in una posizione strategica nel Mediterraneo è un dato di fatto. Pertanto, è vero che molti migranti fanno “scalo” sulle nostre coste per poi spostarsi altrove in Europa? 

Che la penisola italiana sia in una posizione strategica nel Mediterraneo è un dato di fatto, è vero. Pertanto, è altrettanto vero che molti migranti fanno “scalo” sulle nostre coste per poi spostarsi altrove in Europa. Che l’Italia sia in una posizione strategica nel Mediterraneo lo constata il numero di basi statunitensi presenti sul territorio nazionale non crede? È il primo paese che si presenta subito dopo il Mediterraneo quindi sicuramente coloro che non riescono a trovare lavoro, o condizioni favorevoli ad una vita dignitosa, migrano ulteriormente o si ricongiungono a parenti in altri stati, si migra per stare meglio. Deduco che sia questa la motivazione di ulteriori spostamenti, molti italiani stanno migrando verso Germania, Australia per citare forse le mete più importanti, penso che stiano cercando anche loro migliori condizioni altrove vista la situazione attuale in Italia. 

Secondo Lei l’Italia potrà mai reggere il peso di un fenomeno migratorio di tale portata? 

Penso che l’Italia da sola non possa farcela; ma sopratutto per il fatto che diversi immigranti si spostano poi in altri paesi europei, presumo che debba essere un fenomeno che interessi l’intera Europa. Tutti i paesi europei oltre ad imporre leggi e disposizioni ferree contro i clandestini, dovrebbero mobilitarsi per sostenere l’Italia a fronteggiare questo fenomeno e trovare una soluzione che aiuti a diminuire i continui e costanti sbarchi sulle coste italiane. 

La congiuntura storica  ed economica che stiamo vivendo complica non di poco la vita al popolo italiano. Crede che la crisi economica abbia evidenziato le diversità o accentuato il problema dell’immigrazione? 

Certo la crisi fa apprezzare ciò che in abbondanza si disprezza. Quando si ha tanto non si fa caso agli sprechi, perché si presume di non esaurire certe risorse, quando iniziano a scarseggiare allora si va alla ricerca di colpevoli, di ciò che non si dovrebbe fare, mettere e dare all’immigrato. Basta guardare l’ambito lavorativo, fino 8 anni fa, la crisi non c’era, molti lavori di serie A e B venivano svolti esclusivamente da italiani, mentre altri erano etichettati e targati come lavori per stranieri; questi erano e sono lavori che gli italiani non volevano fare assolutamente perché reputati faticosi e poco dignitosi, quando poi é sopraggiunta la crisi e le persone hanno iniziato ad essere licenziate in tronco con molta facilità, ma anche per comodità, per utilizzare contratti più flessibili, quando trovare un impiego è diventato un miraggio, in quel momento, che attualmente ancora viviamo, di estrema difficoltà economica, allora lì la gente si è mostrata disposta a svolgere qualsiasi impiego pur di guadagnare qualcosa, e quindi a puntare il dito contro gli immigrati che hanno sempre svolto certi impieghi in tempi o non tempi di crisi. Direi che la situazione si commenti da sola e che ci sia da riflettere parecchio su questo. 

Prendiamo per esempio il problema abitativo. Molti cittadini italiani rivendicano la precedenza sull’assegnazione delle abitazioni da parte dello Stato, identificando lo straniero, di qualsiasi colore sia la sua pelle, come un “estraneo”. Quali le sue considerazioni a riguardo? 

Penso che non ci sia bisogno di rivendicazioni di nessuno tipo; basterebbe usare un po’ di buon senso e razionalità. Ogni situazione sarebbe a mio parere da analizzare singolarmente per poter capire la gravità che comporta ed il modo più appropriato per trovarvi una soluzione, ma soprattutto monitorare costantemente l’andamento economico delle famiglie italiane e non italiane che usufruiscono di questi spazi in modo da rimpiazzarle una volta appurato che la famiglia stia meglio. Sicuramente ci sono famiglie che approfittano di questi “aiuti” ma ci sono altrettanto famiglie che necessitano veramente.

Molte persone si lamentano del fatto che l’immigrato gode di privilegi di cui l’italiano, nel suo paese, non gode. Qualche considerazione? 

Quali sono questi privilegi? Non c’e’ maggior privilegio di vivere in casa propria e non dover emigrare. 

Rimanendo in tema integrazione, lei è del parere che l’Italia possa mai trarre una proficua soluzione dal melting pot made in Usa o dalla così detta “affirmative action”? Secondo lei la società italiana è pronta per questa che sembra una delle sfide più difficili dei nostri tempi? Possiamo imparare qualcosa anche dalle leggi inglesi sull’immigrazione, avendo già Il Regno Unito affrontato la questione oltre trent’anni fa? 

Spero vivamente che l’Italia riesca a prendere esempio dagli Usa e dalla Gran Bretagna e cerchi di migliorare la percezione che i suoi cittadini hanno degli immigrati. Spero che mutino opinione e vedano l’immigrato come valore aggiunto economico ma anche sociale e culturale. Valore aggiunto dal lato economico perché ci sono tanti immigrati che lavorano onestamente, pagano le tasse, che sono in regola con i documenti in Italia e si sono integrati anche nel tessuto sociale nazionale.